La Nuova Sardegna

Olbia

il tribunale dei veleni 

Cavallino bianco, il giallo della cassaforte

Cavallino bianco, il giallo della cassaforte

L’inchiesta per bancarotta è collegata a quella sulle aste e all’esposto di Mazzaroppi

26 marzo 2018
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TEMPIO
C’è una cassaforte al centro dell’inchiesta sul fallimento della società Cavallino bianco srl appartenuta al defunto imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda e amministrata dalla vedova Patricia Alejandra Gomez, ora indagata per bancarotta fraudolenta insieme ad altre due persone, la commercialista Stefania Ciudino e l’avvocato Marina Pirina. . È la cassaforte custodita nell’hotel Rena Bianca (altra proprietà di Ragnedda) da dove erano spariti i documenti contabili della società. Gli amministratori avevano parlato di un furto, ma i documenti sono stati invece ritrovati dalla guardia di finanza di Olbia durante una perquisizione negli uffici della commercialista Stefania Ciudino, consulente della Gomez. Determinante la testimonianza di un dipendente della Cavallino bianco srl, Giorgio Giorri che ha riferito di aver visto la Gomez e la Ciudino portare via i documenti dalla cassaforte. Tutto questo è agli atti nell’inchiesta avviata circa un mese fa dall’ex procuratore facente funzioni di Tempio, Gianluigi Dettori, che aveva trovato il fascicolo “dimenticato” negli uffici della Procura.

L’inchiesta sulla Cavallino bianco è un passaggio chiave per decifrare la stagione dei veleni al tribunale di Tempio ed è direttamente collegata all’altra maxi inchiesta che riguarda magistrati e avvocati coinvolti nelle aste giudiziarie pilotate. In particolare, quella per la vendita di Villa Ragnedda che, secondo la Procura di Roma, sarebbe stata aggiudicata a prezzo stracciato a due magistrati. Un intreccio di storie e personaggi ricostruito nel clamoroso esposto presentato dall’ex presidente del tribunale di Tempio, Francesco Mazzaroppi (a sua volta indagato nell’inchiesta sulle aste) contro l’allora procuratore Domenico Fiordalisi e il pm romano Stefano Rocco Fava. L’esposto è stato già trasmesso dal procuratore di Tempio Andrea Garau alla Procura di Perugia competente per le indagini sui magistrati romani. (m.b.)

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