La Nuova Sardegna

Olbia

Caccia alle seconde case per far pagare l’imposta di soggiorno

Giandomenico Mele
Caccia alle seconde case per far pagare l’imposta di soggiorno

L’Aspo “interroga” i proprietari per sapere se svolgono attività ricettiva. Il Comune in pressing sul portale Booking.com che gestisce le prenotazioni

27 marzo 2018
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OLBIA. Caccia aperta alle attività extra alberghiere. Seconde case, B&B, affittacamere, agriturismo e turismo rurale. Una base imponibile per l’imposta di soggiorno. Nessuna conferma ufficiale, ma nella corrispondenza di alcuni proprietari di appartamenti sono arrivate le lettere dell’Aspo, con le quali si chiede se svolgano attività ricettiva. E il Comune si sta dando da fare. Sono state contattate alcune società per mettere a disposizione software sofisticatissimi per incrociare dati sulle utenze con quelli a disposizione dei siti specializzati come Booking.com. Sarebbe in atto una interlocuzione avanzata tra il Comune e l’ufficio della più diffusa piattaforma al mondo nel campo della prenotazione di alloggi on line. Booking.com due anni fa aveva aperto il primo ufficio in Sardegna, per quello che è un colosso nel settore con oltre 820 mila strutture ricettive affiliate e 21 milioni di camere prenotabili nel mondo. Booking.com ha scelto Olbia come sede principale da dove si muovono gli agenti che curano i rapporti con le oltre 4.500 strutture in Sardegna.

Mappatura. Ora Il Comune chiede a Booking.com di dare una mano per svolgere una mappatura delle attività extra alberghiere, ai fini dell’applicazione dell’imposta di soggiorno sui clienti. Dalle parole ai fatti, anche se non è stato messo nulla nero su bianco. Esistono, infatti, dei dubbi di legittimità sulla raccolta di informazioni dal punto di vista legale. Il Comune, che cura la riscossione dell’imposta di soggiorno attraverso la ex municipalizzata Aspo, vuole essere sicuro di non violare le norme sulla tutela della privacy. Dopo le polemiche scatenate all’atto del varo dell’imposta di soggiorno, dunque, il Comune sembra venire incontro agli albergatori, che chiedevano un forte impegno sul fronte del contrasto al sommerso e il computo ai fini del versamento della stessa imposta di soggiorno.

Il regolamento. Nell’articolo 2 del regolamento sull’imposta di soggiorno, il Comune individuava tra le strutture ricettive classiche, anche quelle extra alberghiere: case per ferie, ostello della gioventù, affittacamere, case ed appartamenti per vacanze, residence, esercizio saltuario del servizio alloggio e prima colazione (B&B), turismo rurale, agriturismo, unità immobiliari non adibite ad abitazione principale concesse in locazione con finalità turistiche. L’imposta è dovuta dai soggetti non residenti a Olbia, che pernottano nelle strutture ricettive elencate. Il gestore è invece responsabile degli obblighi tributari.

I precedenti. Dopo le polemiche con gli albergatori, il Comune era stato costretto a fine novembre dell’anno scorso a limare le tariffe. L’imposta di soggiorno nei 4 stelle passava da 3 euro al giorno a 2,50. Una decisione che non regalava sorrisi agli imprenditori. In particolare nei B&B era al vaglio l’ipotesi di ritocco al rialzo: da 2,30 a 2,50 euro. Tutto nero su bianco in uno scambio di corrispondenza tra Federalberghi e il sindaco Nizzi.

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