La Nuova Sardegna

Olbia

Santa Mariedda, I residenti: "Noi prigionieri delle galline"

di Dario Budroni
Santa Mariedda, I residenti: "Noi prigionieri delle galline"

Olbia, diverse famiglie sono costrette a convivere con un pollaio davanti a casa. Nello stesso terreno anche cumuli di rifiuti 

09 aprile 2018
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OLBIA. L’incubo comincia al sorgere del sole, quando un gallo tende il collo verso il cielo e dà la sveglia a chi desidera dormire ancora un po’. Ma tutto sommato questo è il minimo. Perché vivere con cinquanta galline e un paio di oche sotto la finestra comporta tante altre situazioni che col passare dei mesi mettono a dura prova i nervi del vicinato. Innanzitutto la puzza, insostenibile quando non tira neanche un filo di vento. E poi i moscerini, le zanzare e un panorama che ricorda molto quello che solitamente si può ammirare nei paraggi di una discarica.

In zona Santa Mariedda, per l’esattezza in via San Michele, c’è un terreno che da circa un anno è finito nel mirino delle proteste di diversi cittadini. Il fazzoletto di terra è stato infatti trasformato in una sorta di pollaio malandato. Ci sono cinquanta galline, due oche, diverse anatre, qualche tacchino e un gallo. Più due macchine sgangherate lasciate a marcire sotto il sole, un cumulo di cassette di plastica e di legno, frutta marcia, mangime per gli animali, sterpaglie e una sorta di laghetto con l’acqua stagnante. E tutto questo in mezzo alle abitazioni, sotto i balconi e le finestre di un complesso di case a schiera che dà su via Santa Chiara, la parallela di via San Michele, dove vivono diverse famiglie con bambini.

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Vivere con le galline. Tutto è cominciato nel maggio del 2017, quando un uomo ha deciso di trasformare un terreno in un pollaio, nonostante da oltre quaranta anni sia in vigore una ordinanza che vieta l’allevamento delle galline nei centri urbani, in mezzo alle case. «La situazione è insostenibile, non si può mica vivere in queste condizioni – commenta Maria Giovanna Dore, costretta ad avere le galline come vicine di casa –. Qui c’è un serio problema igienico sanitario, per noi è un’emergenza e non ci possiamo permettere di passare un’altra estate così».

Basta buttare l’occhio dentro il terreno incriminato per comprendere il livello di esasperazione. «Nel terreno l’acqua scorre incessantemente con la conseguente formazione di acquitrini – spiega ancora la donna, insieme al marito Andrea Fiori –. In più è un continuo proliferare di insetti a pochi metri dalla nostra recinzione. Gli animali sono abbandonati a loro stessi, circondati da spazzatura, carcasse di auto e bombole del gas. Siamo costretti a convivere con rumori incessanti e odori nauseabondi. Non possiamo neanche aprire le finestre».

Rabbia diffusa. Anche gli altri abitanti del residence hanno la pazienza esaurita già da un pezzo. «Non possiamo né stendere i panni né goderci tranquillamente gli spazi esterni di casa nostra – aggiungono Sergio Boi e Cristina Magrini –. Tutto questo è assurdo. Ma vi sembra una cosa normale? A noi no. Mai sentita una storia simile. Qualche volta capita addirittura di trovare le galline dentro il nostro cortile. È davvero assurdo». Anche Cristiano Daga non riesce più a darsi una spiegazione. «Qui paghiamo le tasse come nel centro di Olbia o come in viale Aldo Moro – afferma seccato –. Però siamo costretti a vivere in una situazione totalmente diversa. Il quartiere è disastrato e in più ci ritroviamo con un pollaio sotto casa».
 

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