La Nuova Sardegna

Olbia

Tra sacro e profano in mille al pranzo della festa campestre

Tra sacro e profano in mille al pranzo della festa campestre

Grande partecipazione alla storica sagra della pecora Bandiere votive e gruppi folk colorano la processione

07 maggio 2018
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OLBIA. Lui a certe cose è abituato. Sono 32 anni che guida un comitato che riesce a riempire la pancia di tutte queste persone. «Beh, quest’anno saranno arrivati in mille. Forse anche in mille e duecento. Non è mai semplice, però grazie alla collaborazione di tutti riusciamo comunque a organizzare una bella festa». Pietrino Idili, sassarese ma trapiantato a Olbia nel 1972, è il presidente del comitato di San Vittore. Con la passione del primo giorno guida un piccolo esercito di volontari che la domenica prima della festa di San Simplicio riesce a trasformare un angolo di periferia nel luogo più affollato di Olbia. Insomma, la festa di San Vittore anche stavolta ha richiamato il mondo. Naturalmente all’ora di pranzo, quando dalle cucine della casetta del comitato sono usciti quintali di brodo di pecora. Il simbolo indiscusso di questa antica festa campestre.

Sagra della pecora. Chi arriva tardi rischia di mangiare in piedi. I tavoloni sistemati all’ombra degli alberi e di un tendone bianco vengono occupati nel giro di pochi minuti. Il menù è semplice: brodo di pecora per primo, carne per secondo. E poi tanto vino rosso. «Quest’anno abbiamo cucinato 53 pecore – spiega il presidente del comitato, Pietrino Idili –. Tutta carne che è stata donata dagli allevatori della zona. Meno male che ci sono loro, altrimenti diventerebbe tutto più difficile». Seduti a tavola persone di tutte le età. «La gente arriva da diverse zone – continua Idili –. Innanzitutto da Olbia, poi dalle campagne e dagli altri paesi, da Berchiddeddu fino a Monti». Fondamentale il lavoro dei volontari. Il comitato conta una trentina di soci, ma in occasione della festa si uniscono altre cinquanta persone. Ognuno ha un compito diverso: c’è chi cucina, chi serve il brodo, chi non fa mai mancare il vino.

Tre giorni di festa. Il momento clou è sicuramente il pranzo della domenica, ma la festa di San Vittore, primo vescovo storico della diocesi gallurese vissuto nel sesto secolo dopo Cristo, è anche molto altro. Per esempio ieri mattina è stata celebrata la messa solenne, da padre Alberto Costa e da padre Isidoro De Michele, con i canti del coro San Tomaso di Berchiddeddu. Subito dopo, attorno all’antica chiesetta, la processione accompagnata dal Gruppo folk di Olbia, dal coro di Berchiddeddu e dal Gruppo ballo Ortobene di Nuoro. Poi il pranzo, che è durato parecchie ore. Più tardi, invece, ballo liscio e balli di gruppo sulle note delle fisarmoniche di Altamira & Mancini, sempre presenti in occasione delle feste campestri. Ricche anche le giornate di venerdì e sabato, nonostante un tempo non proprio clemente. La festa è infatti cominciata venerdì con il raduno delle bandiere votive davanti alla casa dei capi soci Franco Pitzalis e Antonella Serreri. Poi tutti insieme verso la chiesa di San Vittore, dove è stata celebrata una messa e il comitato ha offerto un abbondante rinfresco. Sabato sera, invece, un merendone a base di spezzatino di carne e poi il concerto del Volo, storica band olbiese. Una grande festa sempre fedele alla tradizione che il comitato riesce a organizzare grazie alla questua, alle donazioni degli allevatori della zona e al preziosissimo contributo degli sponsor. (d.b.)

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