La Nuova Sardegna

OLBIA. Secondo l’accusa Cristian Ambrosio sarebbe stato il capo di una banda che gestiva il traffico in città di cocaina, hascisc e marijuana: droga della “Olbia bene”, smerciata direttamente nella casa del boss attraverso una rete di spacciatori e rifornitori. In nove, nell’ottobre 2015, erano finiti in manette nell’operazione antidroga “Casa mia”, inchiesta della Procura di Tempio, condotta dalla polizia. Tutti gli imputati hanno scelto riti alternativi, abbreviati o patteggiamenti. Cristian Ambrosio sarà invece processato con rito ordinario davanti al giudice monocratico del tribunale di Tempio. Il processo si aprirà il 20 settembre. Lo ha deciso il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Grotteria che ieri ha rigettato, ritenendola inammissibile, la richiesta di patteggiamento presentata dai suoi difensori, gli avvocati Marco Pettita e Marzio Altana.

A tre anni dall’operazione antidroga, prenderà dunque il via il processo per Ambrosio, ritenuto dagli inquirenti la figura centrale di un grosso giro di spaccio.

Dopo il suo arresto, su disposizione del tribunale di Tempio, polizia e carabinieri avevano sequestrato la mega villa con piscina dell’imprenditore di origini campane, ritenendo il valore dell’edificio non compatibile con il reddito del proprietario. Ma la difesa ha dimostrato il contrario, ovvero la provenienza lecita dei soldi, grazie alle sue attività di ristoratore, utilizzati per l’acquisto della villa e per condurre il tenore di vita contestato dalla Procura. L’immobile è stato dissequestrato nel marzo 2017. La figura di Ambrosio è legata a quella del giudice Vincenzo Cristiano, arrestato nel 2016 per corruzione in atti giudiziari. I due erano soci titolari di una pizzeria a San Teodoro.