La Nuova Sardegna

Olbia

Carte di credito clonate, 20 a giudizio

di Tiziana Simula
Carte di credito clonate, 20 a giudizio

Ristoratori e commercianti sono accusati di concorso in frode informatica: con i loro Pos avvenivano le transazioni illecite

24 maggio 2018
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OLBIA. La mega frode informatica attuata attraverso indebiti prelevamenti dai Pos con carte clonate era stata scoperta nel 2015 e aveva portato all’arresto di cinque persone che la Procura di Cagliari, che aveva condotto l’inchiesta, riteneva essere gli organizzatori della truffa, tutti già giudicati con riti alternativi.

Le indagini del pubblico ministero Diana Lecca sono proseguite nei confronti dei presunti complici dei “boss delle carte clonate” e proprio in questi giorni è stato notificato il decreto di citazione a giudizio per 20 persone, tra ristoratori, baristi e titolari di attività commerciali, in gran parte olbiesi, ma operanti anche ad Arzachena, Cannigione e Porto Cervo. L’accusa mossa nei loro confronti, è il concorso nella frode informatica per avere messo a disposizione della gang i Pos attraverso cui avvenivano le transazioni fraudolente a danno dei titolari delle carte di credito clonate. Operazioni che sarebbero avvenute tra il 2012 e il 2013.

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Per i 20 imputati, il processo comincerà il 17 luglio 2018 davanti al tribunale in composizione monocratica. Secondo l’accusa, mettendo a disposizione il Pos del proprio esercizio commerciale, accedevano ai dati contenuti nei sistemi informatici bancari protetti da misure di sicurezza e si procuravano l’ingiusto profitto derivante dalle transazioni eseguite con le carte di credito clonate.

Sono finiti a giudizio: Paolo Bo, del ristorante “Borgo Antico” di Olbia, Pier Franco Bussu, allora gestore del caffè “Nord Est” di Viale Aldo Moro, Ivo Pasquale Cosseddu, del ristorante “Terrasarda”, Giuseppe Demartis, che gestiva il “Pub Valentino”, Massimo Dessena, del ristorante “Le Caravelle”, Stefano Gasparini e Marco Palumbo, del ristorante “Love”, Martina Giagheddu, titolare di una stazione di servizio sulla Olbia-Porto Cervo, il cinese Je Shengdfhen, titolare del ristorante “Sifen Wok”, Patrizia Mossa, titolare del punto vendita stagionale "Jwaboo Concept Store" di Porto Cervo, Luigi Perra, titolare dei negozi "Caruso" e "Saponetta" di Olbia. E ancora, Salvatore Pinna, della rivendita “Gallura Pesca”, Cinzia Punzeddu, di “Clima Leader”, Sebastiano Sale, del negozio “Casablanca”, Antonio Serra, dei negozi “Fior D'Acqua” e “Risacca”.

Devono rispondere di concorso in frode informatica anche Gianni Cona, Gianluca Salvatore Degortes, Tonino Paba, tutti residenti ad Olbia, Nico Zallu, residente a Valledoria, e Mbacke Madina Lo Serigne.

L’inchiesta era stata avviata nel 2013 dai carabinieri del reparto investigativo di Olbia in seguito a una lunga serie di denunce arrivate da istituti di credito internazionali e italiani. Nel 2015, con l’arresto dei cinque già giudicati – Francesco Fadda, sassarese, Sonia Matiskova, ungherese, Antonello Beccu, golfoarancino, Giammario Chessa, olbiese, e Francesco Cardogna, algherese – si era concluso il primo filone dell’inchiesta.

L’indagine era proseguita per stabilire quali fossero le eventuali responsabilità dei presunti complici di quella mega truffa informatica. I militari del nucleo investigativo di Olbia hanno documentato, nel complesso dell’operazione, oltre 3mila "transazioni" illecite, prelevamenti o pagamenti con le carte clonate, avvenute nell’isola e anche in Italia, quantificando in circa un milione di euro il danno arrecato a correntisti e istituti di credito.
 

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