Esami del sangue Dopo le scuse dell’Ats: «Sanità con più anima»
TEMPIO. Bene accette ma con riserva, le scuse dell’Ats Sardegna e l’azienda sanitaria di Olbia, presentate con un comunicato, nei confronti di una 80 enne, affetta da una patologia grave del sistema...
10 luglio 2018
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TEMPIO. Bene accette ma con riserva, le scuse dell’Ats Sardegna e l’azienda sanitaria di Olbia, presentate con un comunicato, nei confronti di una 80 enne, affetta da una patologia grave del sistema nervoso periferico attinente la placca neuromuscolare, e costretta a girovagare fra gli ospedali di Tempio, Olbia, Sassari e infine Nuoro, per eseguire un esame del sangue con “Ab antiricettore acetilcolina”.
«Le scuse – dice una parente della signora – sono sempre ben accette. Sarebbero state però più gradite se non fossero formali e se fossero state accompagnate (anziché da fredde spiegazioni tecnico-burocratiche, come se ci si trovasse di fronte al motore di un’auto), da suggerimenti pratici più umani e meno robotici. Che senso ha vantare una nuova organizzazione “secondo il modello Hub & Spoke” che non dice nulla al profano e che praticamente lo costringe, come nel nostro caso, a fare tre viaggi a vuoto in giro per la Sardegna per un prelievo di sangue? Indipendentemente dal fatto che abilitato all’analisi sia l’Hub numero 4, 5 o 6, non sarebbe stato più opportuno fare il prelievo nell’ospedale di pertinenza e quindi inviare il sangue all’Hub abilitato? Costringere una paziente di ottant’anni, peraltro in condizioni molto precarie, a girare mezza Sardegna, non mostra una sanità al servizio del cittadino, quanto piuttosto un’azienda preoccupata solo di risparmiare, incurante del paziente. Davvero una brutta Sanità – conclude la signora, «ringraziando per le scuse, ma al tempo stesso auspicando che i tempi attuali, guidati da “robot senz’anima” finiscano presto, per restituire la gestione della Sanità ad essere umani forniti di intelligenza e cuore, capaci di amare il paziente». (a.m.)
«Le scuse – dice una parente della signora – sono sempre ben accette. Sarebbero state però più gradite se non fossero formali e se fossero state accompagnate (anziché da fredde spiegazioni tecnico-burocratiche, come se ci si trovasse di fronte al motore di un’auto), da suggerimenti pratici più umani e meno robotici. Che senso ha vantare una nuova organizzazione “secondo il modello Hub & Spoke” che non dice nulla al profano e che praticamente lo costringe, come nel nostro caso, a fare tre viaggi a vuoto in giro per la Sardegna per un prelievo di sangue? Indipendentemente dal fatto che abilitato all’analisi sia l’Hub numero 4, 5 o 6, non sarebbe stato più opportuno fare il prelievo nell’ospedale di pertinenza e quindi inviare il sangue all’Hub abilitato? Costringere una paziente di ottant’anni, peraltro in condizioni molto precarie, a girare mezza Sardegna, non mostra una sanità al servizio del cittadino, quanto piuttosto un’azienda preoccupata solo di risparmiare, incurante del paziente. Davvero una brutta Sanità – conclude la signora, «ringraziando per le scuse, ma al tempo stesso auspicando che i tempi attuali, guidati da “robot senz’anima” finiscano presto, per restituire la gestione della Sanità ad essere umani forniti di intelligenza e cuore, capaci di amare il paziente». (a.m.)
