La Nuova Sardegna

Olbia

Il caso Air Italy: «Stanno scippando l’azienda all’isola»

di Marco Bittau
Il caso Air Italy: «Stanno scippando l’azienda all’isola»

In una lunga lettera sul web la rabbia dei lavoratori trasferiti a Milano contro il management della compagnia aerea

18 luglio 2018
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OLBIA. Preparano i bagagli i 51 dipendenti Air Italy del centro di controllo operativo trasferiti da Olbia a Milano Malpensa. Per loro la compagnia aerea ha già deciso: il trasferimento sarà operativo dal 1° ottobre e indietro non si torna. L’ultima speranza è legata al filo sottilissimo della richiesta di apertura di un tavolo negoziale con i ministeri del Lavoro e delle Infrastrutture.

Nell’attesa tra i dipendenti la tensione è alle stelle e il quartier generale dell’ex Meridiana è una polveriera pronta a esplodere. Da qualche giorno nei blog e nei social network circola una lunga lettera scritta da un gruppo di lavoratori già con le valigie per Malpensa. C’è dentro tutta l’amarezza per l’epilogo inatteso della lunga vertenza che ha portato al passaggio da Meridiana ad Air Italy e dalla proprietà unica dell’Aga Khan alla partecipazione di Qatar Airways. Ma soprattutto c’è tutta la rabbia accumulata in queste settimane nei confronti del management della nuova compagnia nata dalle ceneri di Meridiana, accusato di aver deciso il trasferimento “per nulla necessario” del centro operativo scrivendo, di fatto, l’ultimo capitolo dell’avventura della compagnia aerea a Olbia. Uno smantellamento che, secondo i lavoratori parte da lontano. Parte cioè dalle acquisizioni prima di Eurofly e poi della vecchia Airitaly.

«Da allora – scrivono i lavoratori (o meglio, alcuni di loro perché non è detto che tutti la pensino allo stesso modo) – una parte del management, che ha i suoi uffici a Olbia in una struttura di proprietà della compagnia, raramente in città si è visto, preferendo stare a Milano in altri uffici in affitto. Tutto questo per dire che a cercare di svuotare la compagnia e trasferire i valori a Milano ci avevano già provato più volte anche prima che il Qatar facesse la sua comparsa».

A quel punto i lavoratori rilanciano la stessa domanda che già hanno posto i rappresentanti istituzionali, politici e sindacali della città, a cominciare dal sindaco Settimo Nizzi: «Il territorio può permettersi questo scippo dopo il prezzo altissimo già pagato negli ultimi anni in termini di cassa integrazione e licenziamenti?». Scontata la risposta: certamente no. E allora i lavoratori aggiungono: «Mantenere la sede della compagnia a Olbia non pregiudica in nessun modo gli enormi piani di investimento su Milano, dove si investe perché il management, speriamo a ragione, lì ha visto il business. Proprio quel business che però per sua natura è legato al contesto storico e in campo aeronautico questo cambia in tempi brevi. Domani potrebbe affiancarsi Roma a Milano, oppure Napoli». «Le logiche commerciali – conclude la lettera dei lavoratori – seguono strade differenti da quanto argomentato da una parte del management che in questo momento vuole mascherare lo scippo di una delle aziende più importanti della regione, l’unica che forse potrebbe dare ossigeno al territorio».
 

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