La Nuova Sardegna

Olbia

Nessun risarcimento per il ritardato avvio del “Centro Gallura”

di Giandomenico Mele
Nessun risarcimento per il ritardato avvio del “Centro Gallura”

I proprietari chiedevano 375mila euro di danni alla Regione Per il Tar all’ente serviva tempo per fare le giuste verifiche

06 agosto 2018
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OLBIA. Lo slittamento dell’apertura del terzo centro commerciale di Olbia, il “Gallura”, dal giugno all’ottobre del 2011, non comporterà l’obbligo per la Regione di risarcire il presunto danno subito dalla società Md 2000. È quanto ha stabilito il Tar della Sardegna con una sentenza. Il provvedimento ha respinto il ricorso della società che, all’epoca dei fatti contestati, apparteneva alle famiglie Dettori e Mossa, le quali contestavano di aver patito un danno causato dallo slittamento dell'inaugurazione del centro commerciale dal mese di giugno all’ ottobre del 2011. Un ritardo che, secondo le pretese della società ricorrente, avrebbe provocato un grave danno all'impresa, facendo mancare ai negozi della struttura la clientela e gli introiti del periodo estivo che, nella zona turistica di Olbia, avrebbero rappresentato circa il 50% dell'intero incasso annuale. «La Regione sarebbe stata, per l’effetto, tenuta a rifondere 367 mila euro, per il risarcimento da minori incassi, a causa della ritardata attivazione della struttura, sussistendo il danno ed il nesso di causalità con il provvedimento illegittimo». Queste le motivazioni del ricorso, sull’assunto che la creazione di una struttura unica con gallerie comunicanti (centro commerciale) aveva un’attrazione ben maggiore per la clientela, creando maggiore frequentazione e, quindi, maggiori introiti (nel caso di specie mancati per il periodo giugno-ottobre 2011).

Nessun danno. Ricorso presentato nella fattispecie contro l’assessorato al Turismo, Artigianato e Commercio, all’epoca dei fatti retto da Luigi Crisponi, che aveva ritenuto sussistenti “i limiti” impeditivi contenuti nella deliberazione della Giunta regionale 55/108 del 29 dicembre 2000, in quanto nel territorio del Comune di Olbia non erano previste nuove superfici autorizzabili. La ricorrente impugnò, dunque, la decisione regionale negativa al Tar Sardegna, il quale accolse il ricorso ed annullò gli atti impugnati, con sentenza passata in giudicato il 10 aprile 2012. Dunque da qui la causa risarcitoria per apertura “ritardata”, visto che il taglio del nastro slittò dal giugno al 29 ottobre 2011. Domanda risarcitoria, però, che il Tar ritiene sia infondata, per carenza dei necessari presupposti, in particolare dell’elemento soggettivo. «La Regione ha sostanzialmente compiuto, con l’adozione del provvedimento negativo, un ragionamento riferito non all’interesse economico, ma all’interesse all’ordinato sviluppo sul territorio delle strutture commerciali – spiega la sentenza del tribunale amministrativo –. Specie in considerazione dell’incidenza che i centri commerciali hanno a livello urbanistico, di traffico, di rumore, di trasporti, di impatto sull’ambiente. Il diniego non ineriva dunque a profili strettamente commerciali (rapporto fra metri quadri e residenti), ma aspetti ulteriori di corretta disciplina dello sviluppo territoriale (con esame in sede di Via)». L’apertura. La “liberalizzazione” prevista a livello comunitario in materia di concorrenza commerciale, pertanto non implicava l’esclusione da ogni obbligo di valutazione di interessi, potenzialmente contrapposti, sussistenti a livello territoriale e ambientale. Anche se il centro commerciale “Gallura” proprio in virtù di queste valutazioni riuscì ad inaugurare le proprie strutture ala fine del mese di ottobre del 2011. La terza struttura commerciale, che all’epoca andava ad affiancarsi agli ormai storici “mall” Olbia Mare e Terranova. Due regni del commercio conosciuti soprattutto con il nome dell'ipermercato che ospitano: Auchan il primo e Billa (in quegli anni, anche se nel tempo avrebbe cambiato più denominazioni) il secondo.

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