La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, stato di calamità per la morìa delle cozze

Dario Budroni
Olbia, stato di calamità per la morìa delle cozze

Lo chiede il Consorzio dei molluschicoltori alla Regione. Monaco: «Situazione tragica, ma ciò che è in commercio è sano»

17 agosto 2018
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OLBIA. Le cozze finiscono bollite. Non più dentro i roventi pentoloni ma direttamente sotto il pelo del mare. La situazione è tragica: le alte temperature dell’acqua hanno fatto strage di cozze. Si parla di migliaia e migliaia di quintali andati in fumo. Le prime avvisaglie una settimana fa, poi la situazione è degenerata nel giro di pochissimi giorni. Tanto che il Consorzio dei molluschicoltori ha dovuto chiedere lo stato di calamità naturale. Dopo mesi caratterizzati da grandi numeri, adesso il comparto si ritrova improvvisamente in ginocchio. Un colpo violento alla produzione del mitile simbolo della città, come era già accaduto nel 2015 e nel 2009. Una morìa di massa che non risparmia praticamente nessun produttore. Il grosso delle cozze del golfo è infatti andato perduto. «La situazione è tragica – commenta Mauro Monaco, presidente del consorzio che raggruppa i mitilicoltori di Olbia –. Una settimana fa avevamo già parlato della morìa di cozze per via delle temperature del mare. Ma eravamo ancora ai primi giorni. Poi subito la morìa ha interessato praticamente tutto il golfo». Delle cozze di metà agosto si è salvato ben poco. Salve comunque quelle sistemate davanti al Lido del sole, dove l’acqua del mare è leggermente più fresca. «Ma ci tengo a dire che le cozze che riescono comunque ad arrivare in pescheria e nelle cucine dei ristoranti sono assolutamente buone – sottolinea Monaco –. Quel che è morto è morto. Ma ciò che si vende è vivo e naturalmente commestibile».

Strage nel golfo. L’ondata di caldo che ha anticipato Ferragosto è stata devastante. Di conseguenza l’acqua del golfo interno, complice il vento che ha come fatto da tappo, ha raggiunto temperature altissime. Davanti a Cala Saccaia è stato registrato un picco di 29 gradi e mezzo. Le cozze, invece, iniziano a soffrire quando la temperatura supera i 26 gradi. Praticamente tutti gli allevamenti presenti nel golfo sono stati colpiti dalla morìa. «Ancora non abbiamo numeri certi, non posso dire con esattezza quante migliaia di quintali di cozze sono andate perduti – spiega Monaco –. Però il danno c’è, stiamo parlando di un duro colpo. Avevamo già comunicato alla Asl ciò che stava accadendo. Poi abbiamo chiesto lo stato di calamità naturale alla Regione attraverso il sindaco. Nel golfo si è come creato un serbatoio di acqua calda che ha creato danni ingenti».

Le rassicurazioni. Qualcosa, però, in questi giorni si è salvata. In particolare le cozze sistemate nello specchio acqueo di fronte al Lido del sole, dove l’acqua è meno calda. «Quello spazio è stato pensato proprio per salvare le cozze in momenti come questo – spiega Monaco –. Ma è uno spazio troppo piccolo e per questo continueremo a chiedere un incremento di superficie». Poi Monaco ci tiene a rassicurare chi le cozze le acquista: «Le cozze che si sono salvate sono comunque in commercio. Possono essere vendute senza alcun problema perché sono in ottime condizioni. Ciò che si vende non è morto».



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