La Nuova Sardegna

Olbia

Rifiuti e sostanze sospette in via Mar Tirreno

Rifiuti e sostanze sospette in via Mar Tirreno

La segnalazione riguarda lo scarico idrico che sfocia a mare. La denuncia: nessun esame da Arpas

28 agosto 2018
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OLBIA. Scarichi sospetti vengono segnalati in via Mar Tirreno, a Mare e Rocce, dalla proprietaria di una casa nella quale trascorre le vacanze estive. A parlare è il suo legale, l’avvocato Antonio Seclì, il quale denuncia i ritardi dell’Arpas nell’esecuzione delle analisi delle acque richieste, rimarcando la situazione di degrado e sospetto pericolo sanitario ignorato dalle autorità competenti. «All’inizio di agosto – spiega il legale – sono stato contattato dalla cliente che mi ha chiesto di segnalare alle autorità competenti il versamento di sostanze presumibilmente inquinanti nello scarico idrico comunale, in via Mar Tirreno. Nello stesso scarico, che sfocia direttamente in mare, ristagnano rifiuti di ogni genere da cui provengono schiume in rapida espansione». Con comunicazione pec del 5 agosto, il legale ha quindi provveduto a contattare l'Agenzia per la protezione dell'ambiente della Sardegna per chiedere di eseguire controlli per escludere qualsiasi contaminazione. «L’Arpas – riferisce l’avvocato Seclì – trasmetteva la segnalazione al Corpo Forestale ed all'Ispettorato dipartimentale di Tempio Pausania soltanto il 24 agosto senza avere svolto alcuna analisi delle acque. Tale ritardo – sottolinea il legale – contrasta con le finalità di tutela del territorio demandate all'ente, anche e soprattutto in considerazione dell'eventuale pericolo sanitario che avrebbe richiesto il più pronto intervento in accordo con il Comune. D'altro canto il Comune dovrebbe prendere atto del degrado in cui versa lo scarico idrico realizzato da pochi anni in Via Mar Tirreno. In particolare, la soluzione di lasciare a cielo aperto lo scarico non risulta certamente opportuna, perché favorisce l'inquinamento con grave pericolo per la fauna marina nonché per la salute dei bagnanti. In questo caso, peraltro – prosegue il legale – l'adozione di un'ordinanza di non balneabilità delle acque non sarebbe un gran rimedio, vista la responsabilità dell'inquinamento e la mancata soluzione del problema da parte del Comune di Olbia. La speranza è che il Comune intervenga spontaneamente per correggere i propri errori una volta sollecitato anche dagli organi di stampa».



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