La Nuova Sardegna

Olbia

Gli allevatori: porcetto sardo a rischio

di Sebastiano Depperu
Gli allevatori: porcetto sardo a rischio

Berchidda, in consiglio comunale i timori suscitati dalla legge regionale

08 settembre 2018
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BERCHIDDA. È scontro sul porcetto sardo tra la campagna e la politica. Causa della discordia la legge regionale 28 votata all'unanimità che introduce l'allevamento professionale e impedisce a chi alleva suini a scopo domestico di detenere un capo riproduttore. Il tema rovente è approdato anche al consiglio comunale di Berchidda dopo che numerosi allevatori hanno chiesto un intervento del sindaco per scongiurare lo stop a produrre il porcetto sardo.
Già dal 2010 norme nazionali e una direttiva Ue del 2008 distinguono tre orientamenti produttivi: riproduzione, ingrasso e familiare. A fare la differenza è la detenzione di riproduttori, possibilità riconosciuta ai soli allevamenti da riproduzione, unici a poter fare nascere il porcetto sardo. In Sardegna ci sono circa 16mila allevamenti: familiari (meno del 2%), ingrasso (0,5%), riproduzione (97,5%). Numeri irrisori delle aziende familiari e da ingrasso rispetto alla quasi totalità di allevamenti da riproduzione.

Per molti la legge creerebbe una sorta di élite di allevatori suinicoli "professionali" a cui regalare la tradizione del porcetto sardo. «Il paradosso è che una legge sarda pone limiti assenti nella legge nazionale sulla produzione del suinetto da latte, impedendo a tantissimi che allevano una o più scrofe di continuare a farlo – dice il sindaco Andrea Nieddu – si vuole stoppare la produzione del porcetto nella quasi totalità degli allevamenti destinati prevalentemente o per intero al consumo familiare?». La paura dei pastori che hanno anche una sola scrofa per produzione familiare è di essere impossibilitati a produrre il porcetto sardo.

«Un’altra perplessità è il limite di un solo allevamento familiare per azienda. La realtà è fatta spesso da aziende di due o più fratelli, ciascuno proprietario di allevamenti regolari che per economie di costi convivono in una – continua Nieddu – chiediamo che la Regione continui il buon lavoro fatto per l'eradicazione della peste suina africana, ma che tuteli le nostre tradizioni millenarie, chiarendo se ancora nelle campagne anche dei più piccoli paesi sardi, sarà consentito allevare una scrofa per far nascere il porcetto sardo». Sottolinea l’assessore all’Agricoltura Marco Sini: «Occorre salvaguardare la biodiversità del suino di razza sarda». Intanto si attende dalla Regione una modifica degli aspetti controversi di un provvedimento ritenuto incomprensibile.

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