La Nuova Sardegna

Olbia

Pestata e uccisa in uno stazzo i due arrestati restano in carcere

di Tiziana Simula
Pestata e uccisa in uno stazzo i due arrestati restano in carcere

Il Riesame rigetta la richiesta dei difensori dei marocchini accusati della morte di Zeneb Badir  Atteso per metà ottobre il deposito della perizia completa eseguita sul corpo della donna

20 settembre 2018
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ARZACHENA. Restano in carcere Jalal Hassissou, 40 anni, manutentore, residente ad Arzachena, e Soufyane El Khedar, 36 anni, residente a Bonorva, aiuto cuoco stagionale a Porto Cervo, accusati dell’omicidio di una loro connazionale, Zeneb Badir, 34 anni marocchina, morta per le profonde lesioni riportate dopo essere stata massacrata di botte. Il tribunale del Riesame di Sassari ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dei due arrestati, gli avvocati Cristina Cherchi (per Jalal Hassissou) e Agostinangelo Marras ( per Soufyane El Khedar).

Anche i giudici del Riesame, come in precedenza il gip del tribunale di Tempio, hanno concordato con l’attività di indagine svolta dai carabinieri della sezione operativa del Reparto territoriale di Olbia e della stazione di Arzachena, e diretta dal pubblico ministero del Tribunale di Tempio Cristina Carunchio che, sotto il coordinamento del Procuratore Gregorio Capasso, ha presieduto l’attività svolta dai militari. Zeneb Badir era morta il 24 luglio dopo essere entrata in coma irreversibile. A causare il decesso, le profonde lesioni alla testa che hanno provocato un’ emorragia cerebrale. Era stata afferrata per i capelli e sbattuta violentemente contro il water e il lavandino del bagno. Il colpo di grazia dopo una giornata di botte a “Stazzu calcinaiu”, a Baia Sardinia, teatro della violenza. Erano stati questi i primi risultati emersi dall’autopsia eseguita dal medico legale sul corpo martoriato della 34enne marocchina. Così come era emerso che la donna (ma anche i due connazionali) aveva assunto cocaina. Inquirenti e difensori attendono ora il deposito della perizia completa prevista per metà ottobre, attraverso la quale si potrà risalire alla ricostruzione dei fatti. E capire anche se, soltanto uno (come sostiene Soufyane El Kherad), o entrambi, l’abbiano picchiata, e se ci sia stata anche violenza sessuale. Erano stati loro a portarla in ospedale raccontando che la donna era caduta. Una versione che non aveva convinto i carabinieri.

I primi e immediati accertamenti condotti dai militari avevano subito evidenziato delle anomalie in contrasto con il racconto dei due. Da lì era seguita un’ incessante attività investigativa che, poche ore dopo, precisamente nella nottata del 24 luglio, aveva permesso di eseguire il decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal pubblico ministero della Procura di Tempio nei confronti dei due, accusati di omicidio aggravato in concorso tra loro.

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