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Olbia, i lavori sono ancora fermi: Insula diventa un caso

Giandomenico Mele
Olbia, i lavori sono ancora fermi: Insula diventa un caso

Tra varianti e perizie il progetto della piattaforma tecnologica non decolla. Al palo un finanziamento di 15 milioni di euro, in parte erogato dalla Regione

21 settembre 2018
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OLBIA. Uno scheletro di cemento da 15 milioni di euro. La Piattaforma tecnologica europea del Cipnes resta impigliata nelle maglie di una burocrazia onnipresente e nelle difficoltà dell’impresa incaricata dei lavori. Dopo un accordo bonario tra il Consorzio industriale e il Raggruppamento temporaneo d'imprese costituito dal gruppo Ge.di srl e dalla società Ciab, con la procedura di “bonario componimento e transazione” finalizzata alla ripresa dei lavori della Pte, era stato sottoscritto l'impegno a concludere l'opera entro il 30 ottobre 2018. Ebbene, i tempi per la conclusione dell’opera si sono allungati di nuovo. Motivo per cui lo stesso cda del Cipnes aveva chiesto una relazione scritta nella quale il dirigente responsabile del procedimento illustrasse le tappe di una complicata vicenda.

Il finanziamento. Il verbale di ripresa dei lavori era stato sottoscritto dall’appaltatore il 7 novembre 2017. Quasi un anno fa. Da allora il cantiere è rimasto fermo. La questione è anche economica: la Regione ha già erogato per la Pte quote di finanziamento per un importo pari a 8 milioni 250 mila euro, corrispondente al 55% del finanziamento autorizzato. «Il cantiere tecnicamente è aperto, anche se i ritardi in questo caso non sono imputabili all’impresa – spiegano dal Cipnes -. È stata chiesta una nuova variante, per la quale si è resa necessaria una perizia, relativamente ai problemi di dissesto idrogeologico dell’area interessata dai lavori. Si tratta della procedura di abbattimento di un piccolo ponte, per il quale il Comune ha dato il via libera». I soldi sono in cassa e non sarebbero in discussione, anche se il cda ha voluto cautelarsi chiedendo lumi circa il complesso iter che ha avuto inizio con il finanziamento per l’opera nel 2011.

Le varianti. L’impresa proprio due giorni fa avrebbe presentato un nuovo progetto esecutivo per la variante in corso d’opera. Il cda del Cipnes lo scorso novembre aveva disposto la revoca della delibera, che disponeva la risoluzione del contratto di appalto. Il nuovo affidamento era stato sottoposto a un atto di transazione che conteneva condizioni vincolanti: la revisione del cronoprogramma dei lavori, con doppi turni lavorativi, per la realizzazione della seconda variante che avrebbe dovuto concludersi entro il 30 luglio 2018. Termine che non è stato rispettato.

La nuova data. Ora, informalmente, trapela come la stessa impresa abbia dato garanzie per l’ultimazione dei lavori del primo lotto funzionale per la primavera del 2019. Ma bisogna fare un notevole esercizio di ottimismo per considerare questa data, in questo momento, attendibile. La prima data di ultimazione dei lavori era stata stabilita per il settembre 2016. Il primo lotto funzionale, che prevedeva nel primo stralcio: Mac-Mar Sardinia enterprise, cioè un polo del mercato agroalimentare Mare Nostrum. Nel secondo stralcio si prevedeva un padiglione fieristico ed espositivo al servizio del distretto della nautica. Nel terzo stralcio il progetto Insula, l’unico che sta andando avanti, anche se in assenza della struttura a ciò deputata, con la previsione iniziale di un parco tecnologico per l’innovazione e l’internazionalizzazione nel settore dell’agrifood, con un incubatore e acceleratore di imprese e start up. A questo punto il cda è stato informato delle complesse fasi dell’iter del progetto, condividendo le “attività tecnico amministrative e attuative svolte dagli uffici dell’ente”. Una presa d’atto comunicata alla Regione, che presta attenzione agli stati di attuazione del progetto in relazione ai finanziamenti erogati. Tanti milioni di euro che per ora hanno prodotto solo uno scheletro di cemento.

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