La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, alluvione 2013: recuperate le auto tra lacrime e rabbia

di Dario Budroni
Olbia, alluvione 2013: recuperate le auto tra lacrime e rabbia

A 5 anni dal disastro via i mezzi dal burrone. Il ricordo delle vittime. I familiari e la sopravvissuta: «Vogliamo giustizia»

29 settembre 2018
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OLBIA. Si asciuga le lacrime e con passo lento si incammina verso quel groviglio di lamiere, fili elettrici e pezzi di cruscotto. Domenica Manconi scuote la testa e abbassa lo sguardo quando il pianto torna improvviso a portarle via la voce. «No, la macchina ancora non l’avevo vista. Sapevo che sarebbe stato terribile, ma è davvero peggio di quanto pensassi». Domenica Manconi è la figlia di Maria Loriga. Sua mamma, la sera del 18 novembre del 2013, qui a Monte Pino ci lasciò la vita. Insieme a lei c’erano i consuoceri, Bruno Fiore e Sebastiana Brundu. Tre morti. Tre delle tredici vittime galluresi del ciclone Cleopatra. Viaggiavano insieme sui sedili di un Mitsubishi Pajero quando si aprì una voragine e il profondo della terra risucchiò le loro esistenze. Da quel giorno sono passati cinque anni. E tanto tempo è servito per recuperare una volta per tutte la loro auto. Ieri mattina il braccio meccanico di una gru ha agganciato il Mitsubishi e lo ha trascinato fuori dal burrone. La stessa sorte è toccata all’Alfa 147 di Veronica Gelsomino, la «miracolata» di Monte Pino, l’unica sopravvissuta alla voragine che tagliò in due la strada provinciale 38. Di pomeriggio, all’interno del cantiere della nuova strada, familiari e amici delle vittime, tutte e tre dell’Alta Gallura, hanno pianto e pregato insieme durante una cerimonia voluta dal comitato Pro Monte Pino, che in questi anni si è battuto per la ricostruzione del tratto della sp 38.

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Ricordo straziante. Domenica Manconi, la figlia di Maria Loriga, quando pensa a quel giorno non riesce a trattenere il pianto. «Ricordo l’attesa. Pensavamo che prima o poi sarebbe tornata a casa, speravamo che mia madre fosse rimasta bloccata dall’interruzione della strada. Invece no, a casa non c’è mai tornata – racconta –. In questi anni non ho mai parlato pubblicamente di questa storia. È la prima volta. E posso dire che il dolore è immenso e che c’è ancora tanta rabbia. Perché queste sono morti che non hanno giustizia». Anche Veronica Gelsomino, di Priatu, oggi mamma, ha voluto partecipare al recupero delle auto. Si avvicina alla sua Alfa 147 e ricorda quel terribile 18 novembre. Con lei c’è anche Sebastiano Panu, uno dei ragazzi che sfidò la tempesta pur di salvarla. «Spero solo che venga fatta giustizia – dice –. Soprattutto per chi qui a Monte Pino è morto. La vita per me va avanti, ma per altri non è stato così».

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La cerimonia. Il ricordo è durato pochi minuti. Preghiere e brevi parole per non dimenticare le vittime di Monte Pino. «Queste tragedie possono lasciare anche un insegnamento di vita, di impegno e di salvaguardia del creato» ha detto il vescovo, Sebastiano Sanguinetti. Commossi anche gli interventi dei sindaci di Sant’Antonio e Luras, Carlo Duilio Viti e Marisa Careddu.

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Ricostruzione e processo. Alla cerimonia ha partecipato Valter Bortolan, il responsabile dell’Anas, che ha assicurato che i lavori di ricostruzione, portati avanti dalla Imp di Carloforte, termineranno entro il mese di agosto del 2019. Invece la prima udienza del processo per il crollo della strada si aprirà il 18 ottobre.
 

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