La Nuova Sardegna

Olbia

Parcheggi di via Nanni il rischio dei costi salati

di Giandomenico Mele
Parcheggi di via Nanni il rischio dei costi salati

Il Comune dovrà pagare un indennizzo alle famiglie che concessero l’area Il 5 dicembre il Tribunale nominerà un consulente d’ufficio per la valutazione

21 ottobre 2018
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OLBIA. Rischiano di diventare le aree di sosta più costose della storia. Tra ricorsi, sentenze del Consiglio di Stato, periti incaricati e scomparsi nel nulla, la vicenda dei parcheggi di via Nanni, nell’area di proprietà delle famiglie Lupacciolu e Bardanzellu, rischia di costare tantissimo alle casse comunali. Dopo l’esproprio imposto dal Comune di Olbia nel lontano 2004, si sta arrivando alla definizione della lite, grazie a una sentenza del Consiglio di Stato che aveva fatto decadere tutti gli atti per vizio di nullità.

Il prossimo 5 dicembre il tribunale di Tempio Pausania certificherà la nomina di un nuovo Ctu, consulente tecnico d’ufficio, incaricato di quantificare il valore dell’area espropriata all’epoca dell’atto, più gli interessi e le spese legali sostenute dalle due famiglie. Va detto che si tratta di un procedimento diverso e svincolato da quello delle tre sorelle Lupacciolu, che dopo un primo accordo col Comune hanno battuto cassa per la riquantificazione del valore della loro area. In questo caso si tratta di una causa intentata da Antonio Lupacciolu, uno dei fratelli e dalla famiglia Bardanzellu.

La storia. A parlare è Chicco Bardanzellu, a nome della sua famiglia, assistito dall’avvocato Gianna Ingianni dello studio Lauro di Cagliari. «La vicenda parte dal terreno edificabile appartenente alle due famiglie Bardanzellu e Lupacciolu, che avevano aderito a una lottizzazione congiunta – spiega Bardanzellu –. Mentre le tre sorelle Lupacciolu avevano rinunciato al progetto, rendendosi favorevoli al versamento di una indennità da parte del Comune per l’esproprio, la mia famiglia e Antonio Lupacciolu avevano cercato un accordo col Comune, dicendosi disposti a regalare alla collettività 180 aree di parcheggio. Il Comune andò avanti per la sua strada e oggi ci troviamo a questo punto. Solo per una questione di responsabilità abbiamo rinunciato a impugnare l’atto illegittimo con l’articolo 42 bis, che avrebbe portato a smontare l’intera opera».

Il caso. I parcheggi sono ancora lì, tra pochi giorni diventeranno a pagamento, ma ora il Comune rischia di dover sborsare una cifra “monstre” a causa di quel famoso provvedimento di esproprio. Ora il nuovo consulente tecnico, dopo che il precedente non aveva mai di fatto assunto l’incarico e dopo quasi 15 anni di battaglie legali, dovrà pronunciarsi su una valutazione economica. «Il valore del bene è facilmente stimabile, dalla stima per metro quadro fatta all’epoca dell’esproprio, più interessi e spese legali: io da solo ho sborsato quasi 50mila euro per tutelare i miei interessi legittimi – spiega Antonio Lupacciolu –. Io penso che il Comune potrebbe dover pagare una cifra consistente, quando potevano avere 180 parcheggi gratis, a raso, senza costruire quella struttura. Oltretutto il progetto iniziale, elaborato per noi dall’impresa Gattu, prevedeva la valorizzazione dell’area archeologica, con delle vetrate per tutelare le mura puniche. Oggi invece sono abbandonate. All’epoca chiedevamo una piccola variante progettuale, ma il Comune decise di espropriare, una scelta palesemente forzata».

Prima il Tar poi, dopo una lunga serie di udienze, il Consiglio di Stato, avevano di fatto dato ragione ai privati. Al Comune rimaneva un’unica carta da giocare, quella della trattativa con i proprietari, anche se fuori tempo massimo. Ora la palla passa, dopo un’attesa di mesi, al nuovo consulente tecnico d’ufficio. Che dovrà quantificare un indennizzo che potrebbe essere a molti zeri.



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