La Nuova Sardegna

Olbia

Fumi, vapori e rumori: in guerra con la lavanderia

di Tiziana Simula
Fumi, vapori e rumori: in guerra con la lavanderia

La Maddalena, la denuncia di un 68enne confinante con l’attività industriale  «Siamo prigionieri in casa nostra, da 16 anni non possiamo aprire le finestre»

01 novembre 2018
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LA MADDALENA. «Siamo prigionieri in casa nostra. Da 16 anni non possiamo vivere un’estate con una finestra aperta per via dei fumi e dei vapori insopportabili che entrano dentro casa. Per non parlare dei rumori delle caldaie che vengono messe in funzione dal mattino presto, solitamente verso le 6,30-6,40 e continuano fino alla chiusura serale». È esasperato, Pierpaolo Leoni, 68 anni, affetto da una patologia polmonare e invalido al 90 per cento. Lui e la sua famiglia, ma anche i suoi vicini di casa, convivono dal 2002 con una lavanderia industriale realizzata in pieno centro abitato, a una manciata di metri da casa sua: fumi, vapori, rumori e vibrazioni gli rendono da anni la vita impossibile. Basta aprire la finestra della camera da letto per vedere la canna fumaria della “Lavanderia industriale Marek srl”, a soli 2 metri e 20 dal muro di confine della sua proprietà. Canna fumaria recentemente ampliata e potenziata – oltre due metri di ampiezza e alta sei metri –, a dispetto delle proteste degli abitanti e delle loro richieste di intervento agli enti competenti a cui chiedono la chiusura dell’attività. «Ci chiediamo cosa ci faccia una lavanderia industriale in pieno centro abitato, in zona B», dice l’avvocato Antonio Leoni, figlio di Pierpaolo Leoni, che dal 2017 si sta occupando direttamente della vicenda. Nel luglio 2017 è stato presentato un primo esposto – querela alla Procura di Tempio, con tanto di foto e video, con cui Pierpaolo Leoni denunciava l’insostenibile situazione, precisando che quel tipo di attività non poteva essere esercitata in pieno centro abitato, trattandosi peraltro di attività insalubre e chiedeva, pertanto un intervento urgente della magistratura. Non avendo avuto il riscontro sperato, successivamente sono state presentate ad aprile e a luglio 2018, due integrazioni all’esposto-querela, con le quali denunciava l’intensificarsi delle attività di produzione e sollecitava ancora l’intervento della Procura. «In seguito alla richiesta di accesso agli atti in Comune – spiega l’avvocato Leoni – abbiamo scoperto che non era stata presentata agli uffici nessuna richiesta di avvio di attività industriale, né poteva essere rilasciata essendo, quella, zona B, e che le richieste successive riguardavano una lavanderia a ciclo chiuso e di potenza assolutamente ridotta. Ciò significa che per 16 anni, la lavanderia ha scaricato reflui e fumi senza alcuna autorizzazione e nei modi più diversi». Nella sua battaglia contro la lavanderia industriale, Pierpaolo Leoni ha coinvolto tutti gli enti: Provincia, Regione, Noe, Arpas, Asl, Ispettorato del lavoro, Abbanoa. Il 18 ottobre, il Comune, ha disposto la chiusura della lavanderia. Il giorno dopo, lo stesso Comune ha però rilasciato un accertamento di conformità per sanare le opere abusive, tra cui la canna fumaria. Che, tra l’incredulità e la rabbia dei confinanti, è stata ampliata e innalzata. «Una beffa – conclude l’avvocato –, vissuta come l’ennesima sopraffazione da parte dei confinanti che sentono di non avere più nessuno strumento utile per far valere i propri diritti e che da un giorno all’altro vedranno nuovamente ripristinata l’attività industriale, nel disinteresse totale della loro salute».

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