La Nuova Sardegna

Olbia

Orario continuato in centro l’idea divide i commercianti

di Dario Budroni
Orario continuato in centro l’idea divide i commercianti

Da ieri negozi aperti anche a pranzo, ma l’adesione degli esercenti non è totale I favorevoli: «Così conquistiamo nuovi clienti». I contrari: «Non cambierà nulla»

06 novembre 2018
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OLBIA. Fuori piove. Il centro storico è quasi vuoto. Ma al di là delle vetrine il dibattito è particolarmente vivo. La proposta dell’orario continuato divide i commercianti di corso Umberto. Favorevoli da una parte e contrari dall’altra. In mezzo ci sono gli scettici, cioè quelli che la soluzione la approvano solo in parte. Ieri, per la prima volta, poco più di trenta attività commerciali hanno tenuto le serrande alzate anche all’ora di pranzo. Il consorzio IoCentro, guidato dal presidente Gianni Ponsanu, ha infatti lanciato l’idea dell’orario continuato dalle 10 alle 19. Si tratta di un test che durerà tre mesi. Un modo per andare a caccia di quei potenziali clienti che, per motivi di lavoro, riescono a ritagliarsi un momento libero solo durante la pausa pranzo. Insomma, un po’ una risposta ai centri commerciali nel pieno di una stagione autunnale che non regala mai grosse emozioni in termini di guadagni. L’adesione però non è stata unanime. Le posizioni variano di vetrina in vetrina. Per esempio Paola Scintu, che lavora nella Bottega di Silvia, è contenta. «Noi abbiamo aderito, perché lo facevamo anche d’estate – spiega –. In questo modo possiamo recuperare quella clientela che magari lavora negli uffici. È il primo giorno e non possiamo fare bilanci, ma pian piano la gente potrebbe abituarsi». Invece Gino Piro, titolare di tre negozi di abbigliamento, non ha accettato. «D’estate va bene, ma in questo periodo secondo me no – dice –. E poi io ho una clientela prevalentemente maschile. L’uomo di solito finisce di lavorare alle 18 e non posso dargli solo un’ora di tempo per venire in negozio». E dice no anche Pinuccio Rosas, storico gioielliere del Corso: «Io lavoro dalla mattina presto fino all’ora di cena. Solo a pranzo riesco a staccare un attimo per fare le mie commissioni. Non posso mica morire dentro il negozio. Dovei assumere del personale, ma purtroppo non si può». Fabiana Ledda, di Benetton, l’orario continuato lo fa da sempre. «Sì, apriamo anche a pranzo, però non posso chiudere alle 19. È troppo presto. Infatti tengo il negozio aperto dalle 9.30 alle 20». Chiara Derosas, giovane olbiese che si è creata un brand tutto suo, ancora non ha deciso. «Sto valutando, anche perché sono da sola e non posso assumere una persona per fare l’orario continuato. Poi siamo in autunno, la gente è poca e nella parte bassa del Corso, dove mi trovo io, passano ancora meno persone». Teresa Veccia, di Bimbisì, non ha dubbi: «Io sono d’accordo, speriamo che gli olbiesi si abituino alla novità. Però non chiudo alle 19 ma alle 20, perché ci sono persone che escono dall’ufficio tardi e che riescono ad andare per negozi solo la sera». Antonella Meloni, di Sonadora, boccia l’idea della chiusura alle 19. «Troppo presto – afferma –. Non ha senso chiudere alle 19, mentre i centri commerciali lavorano fino alle 21. Il mio negozio si trova nella parte bassa del Corso e facciamo sempre una grande fatica. Non possiamo limitarci con la chiusura anticipata». Janet Gatti, di Maison Jalù, per il momento dice no: «Andrebbe bene d’estate, ma d’inverno non cambia nulla. Poi in negozio sono da sola ed è solo all’ora di pranzo che riesco a recuperare un po’ di tempo per me stessa». Insomma, l’orario continuato nel centro storico avanza a macchia di leopardo. Tra qualche mese si riuscirà a capire se la soluzione sia positiva oppure no. Nel frattempo, però, i commercianti del Corso continuano a chiedere qualche intervento in più da parte del Comune: più aree di sosta, meno parcheggi a pagamento, più eventi nella zona bassa. Emerge il fatto che la Ztl integrale non sia stata ancora digerita da tutti. E poi c’è chi chiede delle aree gioco per bambini, come nei centri commerciali. Un modo per facilitare lo shopping dei genitori.

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