La Nuova Sardegna

OLBIA. Questa volta a mettere in atto “gli atti persecutori” non è stato un uomo bensì una donna. Una ex moglie che per anni, stando alle accuse della Procura, ha tormentato la nuova compagna del suo ex marito con continui messaggi. «Sarò il tuo incubo...» le aveva scritto. E così è stato per la vittima, bersaglio di continui WhatsApp nei quali la offendeva e la ingiuriava. Accogliendo la tesi accusatoria del pubblico ministero Maria Antonietta Bacciu, il giudice monocratico del tribunale di Tempio Maria Gavina Monni ha condannato ieri mattina a otto mesi di reclusione Laura Rita Maglioni, di Castelsardo, difesa dall’avvocato Stella Cozzolino, accusata di atti persecutori nei confronti della nuova compagna del suo ex marito. Il giudice l’ha anche condannata al pagamento delle spese legali e di una provvisionale di 5mila euro. Il pubblico ministero aveva sollecitato una pena a nove mesi.

I fatti contestati si sono svolti dal 2011 al 2013 ad Olbia. Secondo le accuse, la donna che evidentemente imputava alla vittima – costituitasi parte civile con l’avvocato Diana Bandinu – la colpa della fine del matrimonio con suo marito, aveva cominciato a vendicarsi di lei prendendola di mira con continui messaggi inviati al suo cellulare e successivamente anche attraverso i social e anche nei confronti dei suoi parenti. Sentita nel corso del processo, la vittima ha ripercorso quanto da lei subìto, lo stato di forte ansia e turbamento sofferto, causa perfino di alcuni ricoveri in ospedale. Finché alla fine ha deciso di denunciare la donna. Anche l’imputata è stata sentita in aula. La «riprovevolezza dei fatti», è stata rimarcata dal pubblico ministero e condivisa dall’avvocato di parte civile. A conclusione della camera di consiglio, il giudice ha emesso sentenza di condanna. (t.s.)