calangianus
Omicidio colposo, 39enne assolta
Nell’incidente, in località San Leonardo, era morto un pensionato
15 novembre 2018
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CALANGIANUS. Salvatore Scano, 88 anni, vigile del fuoco in pensione, era morto sul colpo dopo uno scontro con una Renault Clio. L’incidente era accaduto il 1 maggio 2016 sulla provinciale Olbia-Tempio, all'altezza delle tenute di San Leonardo, poco dopo il bivio per la diga del Liscia. A bordo della sua Panda, l’uomo si era immesso da una stradina laterale sulla strada provinciale 136 senza dare la precedenza alla Renault Clio, scontrandosi con l’auto condotta da Doina Geoge, 39 anni, romena, che in quel momento percorreva la provinciale con direzione di marcia Tempio-Olbia.
Per quella morte, la 39enne, era stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Ieri mattina è comparsa davanti al gup Andrea Pastori dov’è stata giudicata con rito abbreviato. Doina Geoge, assistita dagli avvocati Giovanni Azzena e Paolo Orecchioni, è stata assolta con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione.
La Procura contestava alla donna di aver avuto una condotta di guida pericolosa percorrendo quel tratto di strada con una velocità prossima al limite massimo consentito (85-90 Km/h orari a fronte di 90 km/h). Le difese hanno sostenuto che l’incidente mortale era stato causato per la sola responsabilità della vittima: il pensionato, come riportava lo stesso capo d’imputazione, non aveva dato la precedenza alla Renault Clio e senza indossare la cintura di sicurezza. Accogliendo la tesi della difesa, il gup Andrea Pastori ha assolto la donna. (t.s.)
Per quella morte, la 39enne, era stata rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Ieri mattina è comparsa davanti al gup Andrea Pastori dov’è stata giudicata con rito abbreviato. Doina Geoge, assistita dagli avvocati Giovanni Azzena e Paolo Orecchioni, è stata assolta con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione.
La Procura contestava alla donna di aver avuto una condotta di guida pericolosa percorrendo quel tratto di strada con una velocità prossima al limite massimo consentito (85-90 Km/h orari a fronte di 90 km/h). Le difese hanno sostenuto che l’incidente mortale era stato causato per la sola responsabilità della vittima: il pensionato, come riportava lo stesso capo d’imputazione, non aveva dato la precedenza alla Renault Clio e senza indossare la cintura di sicurezza. Accogliendo la tesi della difesa, il gup Andrea Pastori ha assolto la donna. (t.s.)