La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, la famiglia di Gianluca Carta: «Morto per colpa del manto stradale»

di Tiziana Simula
Olbia, la famiglia di Gianluca Carta: «Morto per colpa del manto stradale»

Il pm ha chiesto l’archiviazione, ma i genitori si sono opposti. Il consulente di parte: avvallamento e gradino nell’asfalto

19 novembre 2018
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OLBIA. Era stato tradito dalla sua passione più grande, Gianluca Carta. Sbalzato dalla sua Kawasaki mentre percorreva la strada panoramica che da Olbia porta a Golfo Aranci, all’altezza di Suiles. Aveva perso il controllo della sua moto subito dopo un sorpasso: i conducenti delle due auto che aveva superato, l’avevano visto sbandare, “zigzagare” vistosamente, mentre rientrava nella sua corsia. Inutile ogni tentativo di riguadagnare la governabilità della sua moto: il giovane era stato disarcionato, il suo corpo era finito contro il guardrail, mentre la Kawasaki era volata una settantina di metri più in là.

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Così era morto il 16 settembre scorso Gianluca Carta, 34 anni, presidente della Blues Brothers Bikers. Per quella morte, il pubblico ministero Ginevra Grilletti ha chiesto l’archiviazione ritenendo, sulla base degli elementi acquisiti, che «la dinamica dell’incidente mortale sia da considerarsi con elevata verosimiglianza, fortuita e accidentale». Ma la famiglia della vittima, attraverso il proprio legale, l’avvocato Abele Cherchi, si è opposta alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura. E chiede al giudice per le indagini preliminari la prosecuzione delle indagini. I genitori e la moglie di Gianluca vogliono sapere perché, il giovane, esperto motociclista, abbia perso il controllo della moto. Che cosa abbia reso ingovernabile la sua Kawasaki. Da una consulenza di parte emerge infatti che l’incidente sia da imputare alla cattiva manutenzione del tratto di strada teatro della tragedia. Il 17 ottobre, il legale della famiglia ha sollecitato l’incidente probatorio perché si accertasse la dinamica dell’incidente mortale. Ma il 25 ottobre, il pm ha rigettato l’istanza e formulato contestualmente la richiesta di archiviazione, senza aver disposto alcuna consulenza tecnico-scientifica.

La famiglia di Gian non si è arresa. E ha dato incarico a un consulente tecnico, l’ingegnere Giovanni Battista Lippi, esperto in infortunistica stradale, di accertare le cause dell’incidente.

Nella sua consulenza, anche questa depositata in Procura insieme all’opposizione alla richiesta di archiviazione, viene accertata la presenza, nel tratto di strada interessata dall’incidente, di un avvallamento e di un gradino trasversale esteso a tutto il tratto, dovuto alla sovrapposizione di asfalto nuovo su quello vecchio. Una pericolosa insidia che può aver causato o concorso a causare la perdita del controllo della moto e, quindi, aver provocato l’incidente mortale.

Ora la parola passa al gip. Che dovrà decidere se archiviare, come chiesto dal pubblico minsitero, o proseguire le indagini come sollecitato dalla famiglia.
 

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