La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, gli sfollati: «Siamo ostaggi di una gru»

di Serena Lullia
Olbia, gli sfollati: «Siamo ostaggi di una gru»

Accompagnati dai vigili del fuoco hanno riempito buste e valigie di pantaloni e maglie. L’area rimane sotto sequestro

11 dicembre 2018
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OLBIA. Ondeggia minacciosa a ogni frustata di vento. Con una sadica danza a 25 metri di altezza una gru da cantiere tiene in ostaggio 13 famiglie. Un’ordinanza di sgombero le ha fatte passare dal calore delle loro abitazioni alla condizione di sfollati. E ieri pomeriggio, buste e valigie in mano, sono rientrate a casa dopo l’addio frettoloso della sera prima. Quando un’area di trenta metri intorno al braccio meccanico ormai arrugginito è diventata off limits. La gru potrebbe spezzarsi o collassare sull’edificio. L’ordinanza di sgombero è stata l’unica misura di sicurezza immediata. Per i residenti il rientro in via Loi di ieri pomeriggio è stato però con il timer. Il tempo di prendere dagli armadi camicie, maglioni, medicinali. Subito dopo pranzo i vigili del fuoco li hanno scortati fin dentro gli appartamenti. Un via vai di sentimenti ed emozioni. Tra rabbia, incredulità e attesa.

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Scortati a casa. In via Loi vigili del fuoco e polizia locale aspettano i proprietari delle case sin dalle 14,30. A causa dell’ordinanza di sgombero nessuno è autorizzato a rientrare negli appartamenti da solo. Non hanno voglia di parlare. Alcuni sono arrabbiati. Da quattro anni combattono contro quel nemico di acciaio e ruggine che li controlla dall’alto. Ma le armi della giustizia sembrano spuntate davanti a quel gigante impossibile da abbattere. Altri occupanti degli appartamenti evacuati sono come anestetizzati. Sperano che la situazione si risolva presto. O forse si aggrappano alla speranza. Perché restare ostaggi di una gru per settimane non è un pensiero accettabile.

Da amici o in hotel. Quasi tutti i proprietari di via Loi hanno trovato una sistemazione da amici o parenti l’altra notte. Uno solo alloggia all’hotel Panorama. «Sto in albergo – dice –. Non avevo nessun altro posto in cui andare. Sono venuto a prendere un paio di camicie e di maglioni e le pastiglie per il cuore». Ma l’albergo non è sempre la soluzione ottimale. Come per una mamma con una bimba di due mesi. Impossibile pensare che una creatura così piccola possa vivere in una camera di hotel. Senza lavatrice, senza fasciatoio. La giovane donna è temporaneamente ospite della madre. «Ma questa situazione si deve sbloccare subito – afferma –. Non è pensabile che duri più di un paio di giorni. Chi di dovere intervenga subito».

La competenza. La gru è piantata nel terreno davanti alla palazzina bianca da anni. Almeno quattro. Da quando è finita al centro di un contenzioso tra ditte appaltatrici. Tutto il condominio del civico 18 di via Loi ha chiesto più volte, attraverso atti formali, lo smantellamento della struttura di cantiere. Che però è sotto sequestro. Occorre il provvedimento del giudice perché si possa ragionare sul suo smantellamento. «Se non ci fosse stato questo vento nessuno sarebbe intervenuto anche se siamo da anni che combattiamo contro quella gru – spiega un inquilino –. In Italia bisogna sempre aspettare che succeda qualche disgrazia per muoversi».

Torna il vento. A rendere ancora più minacciosa la gru sono le sue condizioni. A causa di un guasto il braccio metallico si è bloccato. Non potendo roteare su sé stessa è ancora più sensibile alle oscillazioni provocate dal vento. Oggi e domani il vento darà una tregua, ma venerdì sarà un’altra giornata a rischio. «Chiediamo anche al sindaco di fare la sua parte – chiedono con forza gli sfollati –. Si assuma la responsabilità di far smontare la gru. Ne va della nostra sicurezza».

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