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Olbia

Cellula di Al Qaeda in città scarcerati cinque pakistani

Cellula di Al Qaeda in città scarcerati cinque pakistani

Tutti a casa con l’obbligo di dimora dopo tre anni e 8 mesi di custodia cautelare Il processo ai presunti terroristi proseguirà a Sassari il prossimo 19 dicembre

12 dicembre 2018
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OLBIA. È durata tre anni e 8 mesi la carcerazione preventiva dei pakistani indagati e arrestati perché sospettati di appartenere a una cellula terroristica affiliata ad Al Qaeda. Decisamente troppo e contro ogni previsione di legge, mentre ancora si sta celebrando il processo nei loro confronti. Ieri i cinque presunti terroristi sono stati tutti scarcerati con l’applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora. Il tribunale del riesame della corte d’assise di Sassari (presidente Salvatore Marinaro), ha infatti accolto l’istanza degli avvocati difensori e ha rimesso in libertà gli imputati, per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva.

I cinque pakistani, insieme ad altre 6 persone, erano stati arrestati nell’aprile del 2015 in un blitz della Dda di Cagliari e della Digos della questura di Sassari. Lunghe le indagini e altrettanto lungo il processo. L’interminabile istruttoria dibattimentale, infatti, è durata quasi tre anni e si è conclusa l’altro ieri, dopo che anche l’ultimo dei consulenti di parte ha rinunciato a presenziare in aula all’udienza tenuta nel carcere di Bancali.

Tra i nomi di spicco degli imputati scarcerati ci sono Sultan Wali Khan, pakistano, il presunto capo della cellula individuata a Olbia, affiliata al terrorismo internazionale islamico. E poi l’imam di Bergamo Hafiz Muhammad Zulkifal, altro personaggio di spicco secondo le carte dell’accusa, anche lui pakistano. Sultan Wali Khan ha fatto rientro a Olbia, così come altri tre suoi connazionali arrestati nel 2015 e ancora detenuti. Invece l’iman è ritornato a Zingonia, il piccolo centro nelle vicinanze di Bergamo dove dirigeva, sino al suo arresto, un centro di cultura islamico. Tutti e cinque si trovano ora nelle rispettive località di residenza, dove dovranno abitare per l’obbligo di dimora imposto dal tribunale del riesame.

Il processo riprenderà, con la discussione, il 19 dicembre prossimo, questa volta non più a Bancali ma nell’aula della corte di assise di Sassari. Sono infatti venute meno, con le scarcerazioni decise questa mattina dal giudici del riesame, le esigenze di sicurezza e di ordine pubblico che avevano imposto la prosecuzione del dibattimento a carico degli imputati in un’aula bunker ricavata all’interno del supercarcere di Sassari. Le udienze riprenderanno con la requisitoria del pubblico ministero della Dda di Cagliari, il sostituto procuratore Danilo Tronci che dovrebbero impegnare giudici e parti per almeno tre giornate, poi la parola passerà alla parte civile. Il Governo italiano, infatti, si è costituito in giudizio contro i presunti terroristi. Infine, la parola agli avvocati difensori degli imputati.

Il processo riguarda i reati di strage, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e raccolta illegale di fondi contro gli undici componenti della presunta cellula terroristica affiliata ad Al Qaeda che finirono in carcere nell’aprile 2015, a conclusione di una operazione diretta dalla Dda di Cagliari e dalla Digos della questura di Sassari. I negozi e le abitazioni di Olbia, Sassari e Alghero di Sultan Wali Khan, stando alle tesi accusatorie, servivano per sostenere la raccolta di collette tra i musulmani dell’isola e la comunità mediorientale, denaro destinato al finanziamento delle scuole coraniche in Pakistan. L’accusa più grave resta però quella di aver ideato e pianificato azioni terroristiche ordinando di diversi attentati in Pakistan. Il più grave, quello contro un mercato pubblico nella città di Peshawar, messo a segno con auto bomba nell’ottobre 2009. Fu una strage: persero la vita centinaia di persone, tra cui molti bambini.(m.b.)

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