La Nuova Sardegna

Legge urbanistica, non serve altro cemento: basta riqualificare

Luciano Deriu *
Costruzioni nella zona costiera gallurese
Costruzioni nella zona costiera gallurese

L’INTERVENTO - Sì ai premi di cubatura per sicurezza e risparmio energetico. Ma più urgente è il recupero di alberghi dismessi, sul mare, in posti splendidi, vuoti e abbandonati

08 ottobre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





«Qui vendiamo tramonti, la camera è in omaggio!» recitava l’imprenditrice turistica sulla terrazza davanti al tramonto di Alghero. Solo una battuta ad effetto nel film “Chi salverà le rose?”, certo. Però si potrebbe completare. «Qui vendiamo tramonti, natura, storia, spiagge integre, mari puliti, coste straordinarie; la camera c’è, non è la punta più importante dell’offerta. La punta è il paesaggio».

Ce l’ha detto anche Severgnini sul Corriere e perfino il Ministero l’ha bocciata. La legge urbanistica in discussione in Regione è piena di discrezionalità. Consente a «progetti di particolare rilevanza economica e sociale», un accordo tra privati e regione di realizzare costruzioni in deroga al Piano Paesaggistico Regionale, anche nella fascia dei 300 metri dal mare. E c’è un vistoso aumento della cubatura per gli alberghi, di un quarto rispetto a quella esistente, non necessariamente in contiguità con l’edificato; magari più in là, in maniera da occupare un’altra bella porzione di suolo.

È curioso che sia stata presentata una proposta così estemporanea e improvvida. I nostri decisori politici non hanno ancora trovato il tempo di elaborare una visione complessiva, in termini di sistema, per i prossimi 20 anni. La Sardegna delle coste non ha bisogno di nuovi metri cubi, ha bisogno di un progetto di futuro che dia una direzione, scelga i comparti su cui investire e come investire. Certo molti alberghi devono essere riqualificati. Sono inadeguati e voraci divoratori di energie. Premi di cubatura possono essere allora concessi per riqualificazioni in termini di sicurezza, servizi per disabili, antincendi, agibilità (ascensori) e efficientamento energetico, coibentazioni, impianti di energia sostenibili, bacini di raccolta acqua piovana, depuratori. Adeguamenti essenziali per una modernizzazione e per quell’attenzione ambientale sempre più “di moda”, richiesta da viaggiatori sempre più consapevoli.

Ma più urgente è il lavoro recupero e riutilizzo di alberghi dismessi, fior di alberghi sul mare, in posti splendidi, vuoti e abbandonati all’incuria. Solo ad Alghero, tre esempi eclatanti: il glorioso Capo Caccia affacciato sul promontorio, l’Esit, sul mare e al centro della città, il Bellavista, sul mare di Fertilia. Ma a Villasimius, sulla costa dei Monti di Mola e altrove, i casi di alberghi dismessi sono numerosi. E poi ci sono 270 mila case per vacanze, che detengono la stragrande maggioranza dei posti letto, la più larga fascia dell’ospitalità sarda. Perché non dedicarsi a farne un sistema, un albergo diffuso, messo in rete con vincolanti requisiti di fruibilità e tassazioni?

I turisti ci sono, in alcuni casi anche troppi, tanto che La Pelosa, Bellarosa, Bèrchida, Tuerredda, pensano già al numero chiuso. Il problema, ormai tutti lo sanno, è che sono tutti concentrati nei due mesi estivi. E allora impellente è l’esigenza di nuovi attrattori, oltre la costa e il bagno di mare. E collegati, perché, a vedere i numeri, neppure in collegamenti con la terraferma rappresentano la vera priorità; caso mai è la mobilità interna che preoccupa. Se poi si dovesse porre realmente l’esigenza di qualche albergo in più, sarà un problema risolvibile, purché ci si sposti dalle affollate coste verso l’interno poco frequentato.

All’estero ci sono diversi paesi che hanno fatto operazioni di delocalizzazione delle strutture costiere più impattanti, concertate con premialità per ricostruzioni oltre la costa. Il Comune di Stintino aveva proposto un trasferimento premiante del Rocca Ruia, ma l’operazione per ora non è andata in porto. Infine occorre ricordare che le coste sono fatte anche di belle scogliere, un altro un tesoro poco utilizzato che, con discese e piattaforme in legno amovibili potrebbe decongestionare le spiagge, pericolosamente avviate a forme di riminizzazione. Qui i provvedimenti legislativi sono già previsti (e inevasi) dai Comuni. Si chiamano Piani dei Litorali Così, con piccoli stabilimenti in legno amovibili, d’altronde nell’Ottocento è iniziato in Sardegna il turismo dei “bagni di mare”. *Legambiente Sardegna

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative