La Nuova Sardegna

Oristano

Uras, donna annega per aiutare il marito

di Enrico Carta
Uras, donna annega per aiutare il marito

La 64enne è affogata nella cucina di casa invasa dall’acqua: era con il coniuge che è stato ricoverato in gravi condizioni

19 novembre 2013
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INVIATO A URAS. Il corpo senza vita di Vannina Figus galleggiava nella cucina al piano terra. Poco distante, ad un passo dalla morte, il marito Piero Pia era immobile, ormai incosciente, quando i vigili del fuoco sono arrivati per salvarlo.

L’inferno di Uras, ieri, non era fatto di fiamme. Era un mare d’acqua e di fango che ha distrutto mezzo paese, sradicato alberi, cancellato greggi, devastato aziende zootecniche, agricole e artigiane. Uras era l’inferno e via Sassari la sua faccia più crudele. È lì che Vannina Figus, 64 anni, e il marito Piero Pia stavano passando uno dei tanti pomeriggi assieme. La pioggia e le condizioni di salute non consigliavano certo una passeggiata, ma quella stessa pioggia avrebbe trasformato la casa in una trappola alla quale in paese nessuno sa comunque dare una spiegazione.

Via Sassari è una stradina in discesa, lunga una trentina di metri. La casa dei due coniugi si trova proprio in un punto in cui il terreno spiana. Lì l’acqua ha iniziato ad accumularsi più che in altri punti. Eppure sarebbe bastato fare le scale e salire al primo piano per scampare al pericolo. No, Vannina Figus, nonostante fosse in buona salute al contrario del marito, non è riuscita a fare quei gradini per mettersi in salvo. Forse la potenza dell’acqua l’ha travolta, forse si è spaventata a tal punto da non riuscire a prendere una decisione, o forse è voluta rimanere accanto al marito perché quest’ultimo aveva bisogno di sostegno viste le sue non perfette condizioni di salute e l’incapacità di camminare in situazioni difficili. Ipotesi, perché cosa sia successo nel primo pomeriggio di ieri resta un mistero. Era troppo tardi quando finalmente, dopo inutili tentativi di chiamare la casa della mamma perché a Uras non c’era possibilità di collegamenti telefonici e tutto il paese era impegnato nel salvare il salvabile, il figlio è riuscito a dare l’allarme per quel silenzio che ormai suonava troppo sinistro. Verso le sei i vigili del fuoco sono entrati nella casa di via Sassari, ma hanno potuto salvare solamente Piero Pia che adesso è ricoverato a Cagliari in condizioni critiche. L’anziano ha rischiato di morire per ipotermia, dopo essere rimasto per ore immerso sino al busto nell’acqua gelida e marrone che gli impediva di compiere qualsiasi movimento.

La salma di Vannina Figus è stata poi trasportata in municipio, dov’era stato allestito il quartier generale dell’intera macchina dei soccorsi, guidata dal sindaco Gerardo Casciu affiancato da tutte le forze dell’ordine – forestale, carabinieri, Esercito, Cacciatori di Sardegna – e dalla protezione civile. Verso le 20, il medico ha ispezionato il cadavere accertando che la morte è dovuta ad annegamento, fatto che comunque non esclude che alla base ci possa essere stato un malore o un incidente.

Poi la salma è stata portata nella camera mortuaria del cimitero, dove i parenti e gli amici l’hanno vegliata per tutta la notte, in attesa di notizie confortanti sulle condizioni di Piero Pia. Intanto i vicini di casa hanno continuato ad interrogarsi su cosa potesse essere accaduto. «Il marito aveva grosse difficoltà a camminare – spiega il dirimpettaio Dino Scanu, che per uscire di casa deve saltare da una finestra sul muro di cinta – ma lei no. Bastava che salisse al primo piano e si sarebbe salvata. Chissà cos’è successo lì dentro». La risposta non arriverà, ma la cosa più tragica è che Uras non ha nemmeno il tempo per piangere Vannina Figus.

La notte già arrivata non è diversa dal giorno. L’emergenza pioggia è cessata, il rio Tanis e il rio Cracheras non spaventano più, ma il disastro porta con sè anche una lunga serie di disagi. Una ventina di persone ha dormito nella palestra comunale, altre che avevano le case inagibili si sono arrangiate grazie alla solidarietà di amici e parenti. Mezzo paese è rimasto al buio, con l’illuminazione pubblica in tilt e tante case in cui le candele sono state l’unica fonte di luce. Il buio ha nascosto anche la devastazione nelle campagne, dove un gregge è stato spazzato via dalla furia dell’acqua. «È successo tutto in una decina di minuti – racconta l’allevatore Vincenzo Statzu –. Ho provato a mettere in salvo gli animali per un attimo, poi ho capito che non potevo stare lì. In pochissimo tempo l’acqua ha portato via tutto. Non è rimasto più nulla». L’oscurità ha solo spostato di qualche ora il momento in cui gli occhi avranno visto quello che, ieri, hanno solo intuito tra le ombre della sera e l’impossibilità di guardarsi attorno per mettere anche un solo oggetto in salvo.

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