La Nuova Sardegna

Oristano

“Inventò il suo sequestro”: guai per Doddore Meloni

di Enrico Carta
“Inventò il suo sequestro”: guai per Doddore Meloni

Secondo il pubblico ministero, il rapimento del febbraio 2013 fu una messinscena. L’esponente indipendentista di Meris rinviato a giudizio con citazione diretta

09 maggio 2014
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ORISTANO. Non un sequestro, ma una messinscena. Niente catene. Nessun Guardiano della Nazione – quella italiana – all’opera a Terralba in quella stranissima sera di febbraio del 2013. Nessun uomo misterioso capace di rischiare di fronte alle videocamere di sorveglianza dell’ufficio postale e della vicina caserma dei carabinieri per portar via con sè un altro uomo. Nessuna prigione. E infine nessuna liberazione. È così che all’improvviso il quadro si ribalta e da parte offesa Doddore Meloni diventa imputato. Sarà l’ennesimo processo che dovrà affrontare e questo certamente non lo spaventa, ma stavolta il caso è diverso da tutti gli altri che l’hanno sin qui coinvolto, se non altro per il clamore che il suo rapimento aveva suscitato.

L’ispiratore del partito indipendentista Meris, secondo quel che sostiene il pubblico ministero Rossella Spano, che aveva condotto l’indagine, avrebbe ideato un piano per fingere il proprio sequestro di persona. E così, dopo aver chiesto e ottenuto l’archiviazione della prima inchiesta proprio per sequestro di persona, ha proseguito ad indagare sino ad arrivare al nuovo esito processuale. Doddore Meloni, magari aiutato da qualcuno, ha architettato e attuato il piano con il quale avrebbe simulato quel sequestro di persona.

Sul perché l’abbia fatto – ammesso che l’abbia fatto – si possono dare svariate risposte, come ad esempio quella della ricerca di una visibilità politica in vista delle allora prossime elezioni politiche. Un’ipotesi tra le tante; un movente che comunque non dovrebbe influenzare più di tanto le convinzioni del pubblico ministero e di certo non sembra in grado di variare le conclusioni a cui questi è giunto.

Di particolari sull’inchiesta bis, nata come conseguenza dell’archiviazione della prima, non se ne conoscono ancora molti. È più che probabile però che la procura non abbia in mano solo deduzioni. Anzi, dall’indagine principale sarebbero emersi elementi che porterebbero proprio nella direzione della simulazione di reato. È proprio questo il capo d’imputazione per cui Doddore Meloni è stato rinviato a giudizio con citazione diretta. Manca solo la data nella quale si dovrà iniziare a parlare di fronte al giudice di quel che accadde il giorno di San Valentino. Doddore Meloni era nel suo ufficio di via Piave sino alle 17 – lo dice una telefonata fatta a un parente –. Sparisce subito dopo, mettendo in moto una macchina operativa che coinvolge tutte le forze dell’ordine, le quali fanno subito scattare il piano anti sequestri come ai tempi dell’Anonima Sarda.

Tre giorni dopo, Doddore Meloni ricompare nei pressi di Uras. Ha al collo i segni di una catena, non ha toccato cibo durante la prigionia, è stanco e provato, ma nonostante questo il pubblico ministero, il capo della Mobile Pino Scrivo e i poliziotti sono lì per raccogliere le prime notizie sul sequestro. A quel punto hanno anche il racconto dell’ostaggio o presunto tale e, da lì e dal misterioso volantino rivenditativo lasciato dai sedicenti Guardiani della Nazione, partono per stabilire cosa sia accaduto il 14 febbraio a Terralba. Passano i mesi e il fascicolo per «sequestro di persona» è sempre rivolto contro ignoti. Del gruppo extraparlamentare, intervenuto per fermare il leader di uno dei gruppi indipendentisti, non c’è traccia. Nè ci sono indizi che portino gli inquirenti verso i presunti autori del rapimento. Anzi, quando si arriva alla richiesta di archiviazione, gli inquirenti con tutta probabilità hanno già in mano quegli elementi che li porteranno a dire che si sia trattato di una messinscena.

Riordinati gli elementi raccolti proprio nella prima inchiesta, la procura procede spedita e nel giro di pochi mesi chiude la seconda inchiesta. All’avvocato Cristina Puddu viene quindi notificato l’avviso di conclusione delle indagini e ora Salvatore Meloni attende una nuova data. Quella del processo.

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