La Nuova Sardegna

Oristano

Reperti etruschi, nuova udienza

Reperti etruschi, nuova udienza

Al processo contro Armando Saba, archeologo dilettante, depone un suo collega

22 luglio 2014
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ORISTANO. È proseguito ieri in tribunale, di fronte al giudice Antonio Enna, il processo contro Armando Saba, l’appassionato archeologo di Allai accusato attività archeologica senza autorizzazioni e di forgiatura di reperti archeologici falsi. Armando Saba,ricercatore appassionato di antichità nell'autunno del 2007 decise di raccontare a tutti di quella scoperta che aveva fatto più di un decennio prima, in un periodo in cui il Tirso era in secca. Si trattava di pezzi ritenuti di origine etrusca, sui quali però il parere degli esperti fu unanime nel ritenerli non autentici. Nell’udienza di ieri ha testimoniato Giacobbe Manca, chiamato dalla difesa di Saba, tutelato dall’avvocato Paolo Meloni, a confermare la assoluta buona fede del’imputato, sia nella fase di raccolta del materiale che in quella di consegna alla Soprintendenza. «Ha trovato così tanti reperti da riempiere il museo di Allai che spero finalmente si possa aprire – ha detto Manca, ex insegnante e archeologo per passione – molti erano ache a casa sua, in una vetrinetta altri invece erano stati catalogati dalla Soprintendenza, Armando – ha continuato – mi ha confermato che la catalogazione di tutti i reperti era in corso. Lui mi ha anche parlato di una statuina di Anubi (il dio egizio che proteggeva le necropoli, ndr) ritrovata vicino ad un altare dedicato a Giove. So che la statuina era stata consegnata all’ex Soprintendente Vincenzo Santoni, che la tenne molto tempo prima di restituirla in quanto ritenuta falsa; io però la statuina non l’ho mai vista». Alle domande del pm Sanna l’ex docente ha risposto descrivendo i repertiesposti nella casa di Saba, «non erano occultati ma in una vetrinetta: boccali, anfore, trovate in fondo ad un pozzo al centro del paese, che un tempo si riteneva fosse nella disponibilità di un convento di frati. Seppi dal mio amico che la Soprintendenza aveva in corso le opere di catalogazione dei reperti, di cui in effetti vidi le fascette di riconoscimento». Il processo è stato sospeso e riprenderà a settembre quando sarà presente l’ultimo e più importante teste a difesa: il professor Gigi Sanna. Questi è stato il primo a fare i confronti delle iscrizioni su pietra lapidica, classica dei fiumi, con quelli di altri importanti repertietruschi, e in uno di questi avrebbe riscontrato un'incredibile somiglianza con il disco di Festo e un'iscrizione in molte parti simile a quella del disco plumbeo di Magliano, due dei più famosi pezzi d'archeologia etrusca. Sarebbe la prova che scagionerebbe Saba dall’accusa di fabbricazione di reperti archeologi falsi, mentre le altre testimonianze della difesa dovrebbero confermare la buona fede dell’appassionato archeologo sia nella ricerca di reperti in tutta la provincia che nella messa a disposizione degli stessi alla Soprintendenza.

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