La Nuova Sardegna

Oristano

Cabras, ricciai verso un’intesa soddisfacente

CABRAS. Potrebbe essere il primo passo verso la regolamentazione di un intero settore della pesca professionale. I responsabili dell’associazione che riunisce i pescatori subacquei dell’oristanese,...

10 agosto 2014
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CABRAS. Potrebbe essere il primo passo verso la regolamentazione di un intero settore della pesca professionale. I responsabili dell’associazione che riunisce i pescatori subacquei dell’oristanese, infatti, hanno fatto visita agli uffici regionali dell’assessorato all’agricoltura, e a quelli dell’assessore Elisabetta Falchi, per discutere i temi della pesca del riccio.

L’inizio della stagione di pesca non è lontano come sembra, il primo giorno utile sarà quello di Ognissanti. Tre mesi di attesa in cui sarà necessario rimboccarsi le maniche per evitare gli spiacevoli episodi che hanno caratterizzato lo scorso inverno, quando i pescatori di Oristano erano arrivati a pochi passi dallo scontro fisico con quelli di Cagliari.

«Abbiamo stabilito che verranno ridiscussi gli orari di pesca – ha detto David Bichi, il presidente dell’associazione dei subacquei oristanesi –. Dall’anno prossimo si dovrebbe poter pescare fino alle 16. Esattamente com’era fino a che non era stato proposto un nuovo orario che andasse bene ai trasferisti».

Il resto della trattativa è ancora top secret. Le licenze di pesca con le bombole sono però destinate a diminuire: «Ora sono 187 e l’assessore ci ha assicurato che non ne verranno rilasciate altre», ha detto ancora Bichi.

Non solo, a quanto pare l’idea dell’assessorato coincide con quella dei pescatori di Cabras. Le licenze che andranno in scadenza non saranno rimpiazzate e i pescatori che si ritireranno dall’attività potrebbero usufruire di una sorta di buonuscita, sempre che la Regione riesca a recuperare le coperture economiche necessarie.

In ogni caso, qualcosa si sta muovendo e i pescatori dell’oristanese, sono 58 e provengono da tutta la provincia (Cabras, Nurachi, Riola Sardo, San Vero Milis, Bosa, Santa Giusta e Terralba), si sentono più tutelati e si dicono pronti a mettere sul piatto tante altre proposte: «Le idee non mancano – conferma ancora David Bichi –. Dall’acquacoltura ai controlli a tappeto da realizzare in collaborazione con l’istituto marino internazionale di Torregrande».

Claudio Zoccheddu

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