La Nuova Sardegna

Oristano

Alla scoperta dell’acqua calda

di Maria Antonietta Cossu
Alla scoperta dell’acqua calda

Fordongianus, le trivellazioni hanno individuato una nuova falda che assicura un liquido a 52 gradi

06 maggio 2015
3 MINUTI DI LETTURA





FORDONGIANUS. A cinquant’anni dal primo e unico studio condotto sulla risorsa termale, a Fordongianus è stata trovata una nuova vena di acqua calda. La scoperta è emersa ieri mattina nel corso della terza perforazione eseguita dal pull di tecnici incaricati dalla Società Terme Sardegna. La prima effettuata sulla sponda sinistra del Tirso in direzione della foce, che ha permesso d’intercettare una sorgente a una temperatura di 52-53 gradi con una portata che secondo un calcolo empirico potrebbe sfiorare i 22 litri al secondo.

Un risultato conseguito senza provocare alcuna interferenza sulla sorgente romana di Caddas, garantiscono i tecnici. Esattamente quelle caratteristiche che il gestore termale andava cercando e che ha trovato due anni e mezzo dopo l’avvio dell’indagine geotermica propedeutica alle perforazioni.

Lo scopo era di far fronte preventivamente alla progressiva riduzione della portata d’acqua della falda di Caddas, passata dai 43 litri al secondo degli anni Sessanta ai 17 di oggi. Una condizione che a lungo andare renderebbe impossibile utilizzare per scopi termali la fonte da cui attualmente attinge il gestore del centro termale e, in virtù di una sub concessione, il Comune.

A prefigurare questo scenario è l’amministratore delegato della società concessionaria: «Per le attività dello stabilimento è necessaria una portata di almeno venti litri al secondo che non c’è più, ma se la vena individuata non interferisce con l’emersione di Caddas il problema è risolto», ha spiegato Luigi Cesaracciu, accennando indirettamente al problema sollevato da un centinaio di cittadini che, attraverso una petizione, invocavano lo stop alle trivelle paventando ripercussioni sull’integrità della sorgente romana. L’Ad di Terme di Sardegna ha cercato di rassicurare i contestatori: «L’impatto ambientale è zero – ha dichiarato Cesaracciu rilevando che –. L’interesse a trovare l’acqua termale è nostro, perché ci preme salvaguardare l’attività e il livello occupazionale, ma è anche pubblico. Preleviamo ciò che serve e il resto è “libero”».

Il traguardo è stato raggiunto a circa tre mesi dal primo dei tre scavi praticati sul lungofiume. Lunedì sono cominciate le perforazioni in un’area più vicina al paese e ieri la ricerca si è conclusa con un bilancio positivo. «Ora sappiamo che in corrispondenza della faglia c’è un bacino idrico considerevole e questo ci consentirà di emungere dal sottosuolo anziché dalla sorgente romana, che negli anni si è depauperata», ha spiegato il direttore dei lavori, Giovanni Mandis.

Oggi stesso la cavità (84 metri di profondità) sarà tombata e in estate sarà realizzato il foro di adduzione, che non andrà oltre i 65 metri. Il sindaco non nasconde la soddisfazione: «Il Comune punta a una concessione mineraria e da questo studio si doveva partire – ha dichiarato Serafino Pischedda –. È stata strumentalizzata qualcosa fatta per il bene del paese. Il futuro di Fordongianus passa e può passare solo dalla risorsa termale».

In Primo Piano
L’intervista in tv

Alessandra Todde: «L’Italia non è il paese della felicità che racconta la premier Giorgia Meloni»

Le nostre iniziative