La Nuova Sardegna

Oristano

Golf a Is Arenas, la lite dietro la serrata

di Enrico Carta
Golf a Is Arenas, la lite dietro la serrata

All’origine della chiusura prevista a maggio c’è lo scontro tra gestore dei campi e società titolare dell’albergo a 5 stelle

07 maggio 2015
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NARBOLIA. Altro che partite di golf. Sulle dune di Is Arenas è in atto uno scontro tra titani tutt’altro che mitologici. Sono vicini di casa separati da qualche collinetta di sabbia che si è già trasformata in trincea e sulla quale rischiano di lasciarci la pelle persone o istituzioni, che al momento possono fare solamente da semplici spettatori. Sono lì che osservano la battaglia che si sta consumando tra la Is Arenas Golf & Country Club, proprietaria e gestore del campo da golf, e la Golf Hotel Is Arenas, proprietaria e gestore dell’albergo extra lusso che sorge accanto al magnifico green sorto una ventina di anni fa all’interno della pineta.

A maggio si chiude. Ancora ieri, il dominus della società che gestisce il campo da golf, Piero Maria Pellò, non dava conferme – «Non rilascio dichiarazioni, non rilascio dichiarazioni, non rilascio dichiarazioni» – sulla chiusura del campo quasi volesse serbare quello che ormai somiglia al tante volte citato segreto di Pulcinella. È vero, le comunicazioni ufficiali mancano, ma tutti sanno quel che accadrà dopo il 31 maggio. Alle prove già indicate, quali gli avvisi dati ai dipendenti e ai componenti del consiglio di amministrazione, si aggiungono quelle inviate al Sinis Golf Club di Oristano, il cui presidente Tonino Garau ha riferito ai propri soci che da Is Arenas era arrivata la comunicazione che i campi non saranno più agibili dopo la gara in programma il 24 maggio. Da quel momento le armate di golfisti, muniti di mazze, verranno respinte come accadde sul Piave alle armate austro ungariche nella stessa data del 1918.

Lo scontro tra società. Per quanto negli incontri ufficiali l’argomento rimanga sempre sotto traccia, il vero motivo del contendere sono i soldi. Piero Maria Pellò con la sua scia di diciassette società tutte riconducibili a quella che gestisce le diciotto buche del campo da golf chiede ai gestori dell’albergo, i modenesi Sereni, Bellucci e Fontana di saldare un conto da circa 400mila euro. Ritiene che gli siano dovuti perché sarebbe in vigore un accordo tra le due società, una sorta di convenzione che garantiva ai clienti dell’albergo di lusso l’accesso agevolato ai campi da golf. D’altro canto però, i modenesi che avevano acquisito le aree edificabili dove oggi sorgono l’albergo, la piscina, le ventisei suite, l’albergo in costruzione, la beauty farm e le dieci ville, replicano a Pellò che, senza i clienti del resort, il green avrebbe contato numeri di giocatori nettamente inferiori. I vantaggi sarebbero quindi bilanciati e nessuno deve niente a nessuno.

Pellò non vende. Mentre la guerra di posizione prosegue, l’altra certezza oltre alla data di chiusura, è quella che lo stesso Piero Maria Pellò non è intenzionato a vendere. Sta cercando un gestore come si deve o come vada bene a lui, ma la sua società resterebbe in piedi per sovrintendere a tutta la questione del campo da golf. Ovviamente la chiusura a fine mese, creerebbe un danno notevole ai gestori dell’albergo che rischiano di dover proporre una vacanza monca. A qualche turista dal portafogli piuttosto gonfio potrebbe anche passare per la testa il dubbio: «Ma che ci faccio a Is Arenas, in mezzo al nulla, senza collegamenti per altre località e per giunta senza la possibilità di andare in buca?». La risposta non sembra esattamente amletica.

I dipendenti. Di fronte a questo scontro tra titani, i diciassette dipendenti – quindici di Narbolia e due di Nurachi – non possono far altro che aspettare un esito positivo o forse un miracolo. Lo stesso fa il Comune che nei giorni scorsi ha incontrato proprio Pellò. In ballo, oltre ai posti di lavoro da salvaguardare, ci sono i soldi dell’Imu. E poi ci sono i proprietari delle case, ville acquistate a suon di centinaia di migliaia di euro, proprio perché all’interno del complesso golfistico. Ora, anch’esse, perdono inevitabilmente di valore. Ma, alla fine dei conti, chi esce davvero sconfitto è l’intero territorio oristanese.

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