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L’inno alla terra dell’ambientalista Vandana Shiva

L’inno alla terra dell’ambientalista Vandana Shiva

ABBASANTA. In Italia l’industria ha consumato 20mila chilometri quadrati di suolo, corrispondenti alla superficie della Sardegna. E proprio l’isola rappresenta il paradigma dell’economia estrattiva,...

30 luglio 2015
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ABBASANTA. In Italia l’industria ha consumato 20mila chilometri quadrati di suolo, corrispondenti alla superficie della Sardegna. E proprio l’isola rappresenta il paradigma dell’economia estrattiva, che distrugge e non crea. A sostenerlo è Vincenzio Migaleddu, il presidente dell’ Isde regionale, che nell’incontro sulla salute globale tenutosi a Losa alla presenza di Vandana Shiva, la paladina delle lotte ambientaliste, ha esposto un quadro allarmante sulle criticità ambientali, sociali e sanitarie dell’isola. L’attenzione del medico si è focalizzata sulle correlazioni tra inquinamento e incidenza degli adenocarcinomi nelle aree industriali. La Sardegna detiene il poco invidiabile primato di regione più inquinata d’Italia con i suoi 454mila ettari di suolo occupati dalle fabbriche. Secondo il rapporto del referente di Medici per l’ambiente altri 500mila ettari saranno esposti al rischio di contaminazione se non saranno bloccati i nuovi progetti sulla ricerca di idrocarburi e di fonti geotermiche. «In Europa si registrano 600mila morti causate dall’ inquinamento e delle 391 fabbriche che determinano problemi sanitari tre si trovano in Sardegna», ha detto Migaleddu citando la Saras e snocciolando informazioni inquietanti. «Nei siti industriali d’interesse nazionale è stato riscontrato un incremento del tasso di mortalità rispetto agli altri territori: mille morti in più dal ’95 a oggi, 68 in più ogni anno, di cui 28 per tumori, e un aumento del 50% dei casi mortali di tumori al polmone. L’Oms e la stessa Ocse ci dicono che il modello industriale sta alimentando un sistema economico insostenibile, dunque si deve trovare un’altra soluzione, e cioè transitare da un’economia lineare a un’economia circolare». È il modello proposto nel manifesto su un nuovo patto sociale, economico e agricolo caldeggiato dall’attivista indiana Vandana Shiva, che a Losa ha sottoscritto il testo sardo ispirato al suo “Terra Viva”. L’attivista indiana è da decenni in lotta contro le multinazionali, le brevettazioni che stanno impoverendo l’economia contadina indiana, gli Ogm e la cancellazione delle biodiversità. La leader dell’organizzazione no profit Navdanya International avversa il sistema di sviluppo che fagocita e distrugge le risorse del suolo e del sottosuolo con gravi ripercussioni sulla salute pubblica, sulle fonti di sostentamento delle popolazioni locali e sul tessuto sociale, mentre si batte per un modello di crescita sostenibile, che consuma meno risorse, in grado di rigenerare anziché di lasciare rifiuti. Il suo è un inno alla terra, all’ agricoltura tradizionale, alle colture e all’allevamento estensivi. Un modello ancora dominante in Sardegna, malgrado la presenza di tre grandi Sin e di vaste porzioni di territorio degradate. «Se barbaro significa amare la propria terra preferisco essere barbara! Se essere civilizzati significa distruggere la terra e la democrazia, preferisco essere barbara».

Maria Antonietta Cossu

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