La Nuova Sardegna

Oristano

Riola contro il giacinto d’acqua: «Dalla Regione solo promesse»

Riola contro il giacinto d’acqua: «Dalla Regione solo promesse»

Il sindaco Ari stupito del ritardo nella pulizia del fiume. «Lavori garantiti per metà settembre» Piogge improvvise potrebbero causare piene e una possibile inondazione della parte bassa del paese

15 settembre 2015
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RIOLA SARDO. L’appuntamento era fissato per oggi. Qualcosa, però, deve essere andato storto negli uffici regionali dell’assessorato all’Ambiente e l’inizio dei lavori per la rimozione del giacinto d’acqua è così stato posticipato. Eppure, a Riola Sardo e lungo il corso del rio Mar’e Foghe, il corso d’acqua letteralmente invaso dalle piantine tropicali, erano tutti conviti che oggi si sarebbe mosso qualcosa.

«Effettivamente era questo quello che ci eravamo detti con l’assessore Donatella Spano a luglio», conferma il sindaco, Domenico Ari, «non era un impegno formale ma mi era stata data la parola che a metà settembre il problema del giacinto d’acqua sarebbe stato risolto, o perlomeno entro la stessa data sarebbero iniziati i lavori per rimuovere le piante». Invece, non è successo nulla. Anzi, lo stato del corso d’acqua è notevolmente peggiorato rispetto a luglio e il programma dei lavori sembra procedere con più lentezza di quanto succedeva negli anni scorsi. I dubbi e le preoccupazioni, quindi, aumentano: «L’estate è finita e presto inizieranno le piogge», aggiunge ancora Ari, «le conseguenze di precipitazioni copiose o dei rilasci d’acqua dalla diga sull’Omodeo potrebbero essere disastrose se il corso del rio Mar’e Foghe non dovesse essere liberato dai giacinti d’acqua». Un’eventuale onda di piena, infatti, non potrebbe superare il ponte sulla statale 292, che scavalca il canale infestato. I giacinti farebbero da tappo, incastrandosi sotto le arcate del viadotto e impendendo il deflusso delle acque che, giocoforza, finirebbero per allagare tutta la parte bassa del paese, dove ci sono case e attività commerciali. Più o meno quello che stava per succedere il 18 novembre di due anni fa, quando il ciclone Cleopatra aveva messo in ginocchio la Sardegna e quando solo un tempestivo intervento di una pala meccanica aveva impedito che i giacinti d’acqua “tappassero” il ponte e le acque del Mar’e Foghe inondassero il paese.

«Ecco perché secondo noi», conclude Ari che parla anche a nome dei suoi colleghi di Zeddiani, Nurachi, Baratili San Pietro, San Vero Milis e Tramatza, «i nostri paesi corrono un gravissimo rischio a causa dell’infestazione dei giacinti d’acqua«.

Un rischio che non può essere preso sottogamba e che verrà sottolineato tra le righe di una relazione che Domenico Ari, insieme al sindaco di Zeddiani, Claudio Pinna, invieranno questa mattina alla Regione e alla Protezione civile. Oltre all’infestazione record, non ci sono indicazioni precise sull’inizio e sulla tipologia dell’intervento che dovrà essere finanziato per raccogliere, meglio se una volta per tutte, le piantine galleggianti.

E il meteo, si sa, non è solito attendere i tempi della politica.

Claudio Zoccheddu

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