La Nuova Sardegna

Oristano

Rischio idrogeologico, definite le priorità

Rischio idrogeologico, definite le priorità

Dopo l’intesa con il ministero dell’ambiente nuovi argini in terra e innalzamento delle spallette

13 novembre 2015
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BOSA. Prosegue l’iter per dotare la città del Temo di opere che possano mitigare il rischio idrogeologico, con la nascita di corpose strutture tese alla messa in sicurezza degli argini del fiume Temo.

Ultimo tassello nelle scorse ore, considerato che è stato aggiudicato in via provvisoria l’appalto per la progettazione e l’esecuzione di importanti lavori ad una associazione temporanea di imprese, che vede come capogruppo un’azienda dell’isola.

«Grazie al costante impegno del Partito dei Sardi e della sensibilità mostrata dall’assessore Paolo Maninchedda», annuncia e sottolinea il consigliere regionale Augusto Cherchi. In una nota dove si rimarca che il lunghissimo iter del progetto «ha rischiato più volte di arenarsi, malgrado fosse stato siglato un accordo di programma fra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Sardegna nel lontano 23 dicembre 2010».

Con opere ipotizzate che fanno discutere a Bosa, considerato che prevedono tra l’altro la realizzazione di argini in terra e l’innalzamento delle spallette a ridosso del Lungotemo Scherer, sulla sponda sinistra di fronte alle antiche concerie.

Opere però necessarie, da qui l’intesa con il Ministero, per «fare fronte all’elevato fattore di rischio rappresentato dalle potenziali esondazioni del fiume Temo nel tratto attiguo all’abitato di Bosa», ribadisce Augusto Cherchi.

Che per il futuro rimarca il «costante impegno affinché gli eventuali intoppi della sempre viva burocrazia italica, non rallentino l’esecuzione di questi indispensabili lavori di messa in sicurezza».

Questi lavori insomma, secondo la Regione, sul piano della prevenzione ed a garanzia della sicurezza dei cittadini. Ma che da queste parti toccano anche il percorso di mitigazione da affrontare sulla carta per contenere il grado di massimo rischio assegnato dal Piano di assetto idrogeologico e del Piano stralcio delle fasce fluviali.

Il piano è ritenuto da molti osservatori e amministratori principale elemento di crisi dell’edilizia e concausa del drastico e drammatico ridimensionamento delle opportunità di lavoro in questo settore un tempo portante. La sua mancata applicazione ha portato una conseguente forte diminuzione del potere di spendita delle famiglie e ricadute negative nel commercio e nei servizi.

Di certo con una impennata delle iscrizioni alle liste di collocamento che da i brividi, rispetto alla quale l’occupazione legata però alla ridotta stagionalità del mercato turistico non sembra ancora regalare concrete risposte.(al.fa.)

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