La Nuova Sardegna

Oristano

Cabras, il ritorno del georadar: ma non nello scavo dei Giganti

di Claudio Zoccheddu
Cabras, il ritorno del georadar: ma non nello scavo dei Giganti

Il professor Gaetano Ranieri è tornato nel Sinis dopo l’esclusione dell’Università da Mont‘e Prama. L’utilizzo del macchinario aveva evidenziato molte “anomalie” su una vasta area tuttora inesplorata

12 dicembre 2015
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CABRAS. Poco più che una visita di cortesia. O perlomeno, i protagonisti l’hanno raccontata così. Il ritorno nel Sinis dell’equipe del professor Gaetano Ranieri, e del georadar, non è il segno del disgelo tra gli ambienti universitari e quelli ministeriali sui temi di Mont’e Prama. I rapporti tra le università sarde e la soprintendenza ai Beni archeologici sono ancora freddi e la ricomparsa dello strumento che scandagli il terreno è solo un tassello di un progetto più ampio. Ranieri, in pensione da qualche mese, collabora ancora con l’Università di Cagliari sulla base di una convenzione e continua a portare avanti studi e ricerche su Mont’e Prama anche se, in questo caso, non è detto che andasse a caccia di tesori archeologici: «Questo strumento può essere utilizzato per raccogliere tanti tipi di dati, utili anche all’agricoltura», ha detto ieri Ranieri mentre il suo staff passava al setaccio uno dei campi vicini allo scavo gestito dalla soprintendenza. «Siamo nel Sinis perché il proprietario del terreno ci ha dato il permesso di effettuare un’indagine sul campo, tutto qua», ha chiosato Ranieri.

In realtà, dietro quello che sembra un rapido sopralluogo potrebbe esserci qualcosa di più complesso. Il campo indagato dal georadar è rimasto incolto, come se si attendesse di saperne di più prima di passare alla semina: «Abbiamo indagato una vasta area del Sinis e quello che dovevamo dire l’abbiamo detto tempo fa – ha concluso Ranieri –, siamo sicuri che questa terra custodisca tesori archeologici di inestimabile valore. Qualcuno potrei anche indicarlo ma non lo faccio, almeno fino a quando non saranno individuate nuove strategie d’azione».

La “città dei giganti” è un vecchio pallino di Ranieri descritto nei minimi dettagli lo scorso giugno, durante un convegno ospitato dalla casa circondariale di Massama. In un’area di 7 ettari era stato raccolto un numero impressionante di dati in cui spiccavano almeno 5mila anomalie interpretate in diversi modi: dalle strade alle tombe passando per ipotetici edifici complessi che avrebbero dovuto dare forma a una città di dimensioni considerevoli.

Nonostante la minuziosità dei dettagli forniti da Ranieri, i lavori della soprintendenza – ripresi poco dopo il convegno – hanno puntato su un profilo più basso andando a caccia e di quello che, in qualche modo, era già stato individuato negli scavi degli anni ’70 e chiarendo alcuni dettagli basilari, come l’effettiva presenza di edifici cerimoniali e di tante tombe ancora inesplorate. Nel frattempo, il georadar è ritornato in azione nel Sinis dopo quasi un anno e continua a immagazzinare dati che, oltre alla curiosità agricole, potrebbero soddisfare anche quelle archeologiche.

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