La Nuova Sardegna

Oristano

Falò di Sant’Antonio più sicuri

Falò di Sant’Antonio più sicuri

Fordongianus, i provvedimenti per evitare rischi in occasione della festa

12 gennaio 2016
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FORDONGIANUS. Tradizioni, riti a metà tra il sacro e il profano e misure di sicurezza. La festa di Sant’Antonio è un mix di queste componenti. Nel versante occidentale dell’Oristanese il Comune termale è stato tra i primi, quest’anno, ad aver dettato norme e criteri di prudenza con l’ordinanza che recepisce la circolare prefettizia del 2003. Nel provvedimento viene anche individuato il sito destinato al rituale dei falò, che si svolgerà il 16 gennaio alle 17 nel terreno confinante tra la via Fadda e l’incrocio con il prolungamento di via Umberto I. Per garantire la sicurezza dei cittadini la catasta di legna potrà essere sistemata solo poco tempo prima dell’accensione e dovrà essere prevista una fascia di rispetto dal perimetro del braciere.

La tutela dell’incolumità pubblica non è l’ unico fine perseguito con il provvedimento restrittivo, che pone dei paletti sulle specie arboree da abbattere per preservare gli esemplari ultrasecolari e di maggior pregio ambientale.

Licenziata la pratica “adempimenti”, i comitati organizzatori potranno dare libero sfogo alla voglia di far festa. I simbolismi legati al falò di Sant’Antonio e il rituale delle “tuvas” sono comuni a molti centri del territorio, che presentano invece qualche variante nella riproposizione della tradizione. A Samugheo le lingue di fuoco evocano i riti del carnevale, che offre un’anteprima con le danze propiziatorie eseguite dai Mamutzones attorno al fuoco. Accade lo stesso a Neoneli con i Corrajos. Abbasanta è nota per i tre storici soggetti organizzatori della festa: il comitato degli Antoni, dei ferrovieri e la leva dei neo maggiorenni. I diciottenni sono protagonisti assoluti dei festeggiamenti a Ghilarza, dove viene eretto un solo tronco nelle vicinanze della chiesa di San Palmerio. A Sedilo hanno luogo i tradizionali “protzettos”, l’asta dei prodotti agroalimentari donati alla chiesa.

Maria Antonietta Cossu

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