La Nuova Sardegna

Oristano

I ruderi della Sipa non attirano più nessuno

I ruderi della Sipa non attirano più nessuno

Tramatza, declino inarrestabile per l’ex cementificio: Comune disposto a recuperarlo con i privati

21 febbraio 2016
2 MINUTI DI LETTURA





TRAMATZA. La saggezza popolare la indica come l’ultima a morire. Eppure, attorno ai ruderi della Sipa sembra che la speranza sia morta e sepolta. Il gigantesco complesso industriale è un rudere che cade a pezzi e che, nonostante le voci che si sono rincorse negli ultimi anni, non attira nessuno. Gli imprenditori si tengono alla larga e anche solo il pensiero di abbatterlo – procedura complicata perché lo stabile è di proprietà della famiglia Collu di Cagliari – e troppo costoso da affrontare per un piccolo comune come Tramatza: «Abbiamo già manifestato la nostra disponibilità a un’azione in partenariato – ha detto il sindaco, Stefano Pala – ma purtroppo per mettere in sicurezza l’area, o per bonificarla, servono cifre che non possiamo garantire». E se radere al suolo i ruderi è troppo costoso, immaginare di poterli recuperare è ancora più complicato: «Non ci sono novità, purtroppo. Probabilmente l’area dell’ex Sipa non è abbastanza appetibile». Eppure, l’idea dell’imprenditore toscano Omero Meconcelli che aveva rilevato una vecchia conserviera per realizzare un enorme cementificio sembrava nata sotto una buona stella. I prefabbricati che uscivano dalla fabbrica diventavano capannoni industriali sparsi in tutta la Sardegna, tra cui quelli che proteggono la lavorazione dei latticini della 3A di Arborea. Nonostante i presupposti fossero ottimi, la Sipa non riuscì a sottostare alle leggi del mercato e fu costretta a chiudere i battenti. Sulla società di Tramatza piombò la magistratura che, dopo il fallimento, sequestrò le strutture che rimasero off-limits per diversi anni. Giusto il tempo per iniziare un declino che continua ancora oggi, a distanza di decenni. Il tempo non è stato galantuomo con la Sipa e i segni delle mancate manutenzioni e dell’abbandono sono visibili anche a distanza di sicurezza. Il panorama che si ammira, per modo di dire, dalla statale 131 peggiora esponenzialmente quando ci si avvicina ai recinti che si affacciano sulla campagna. I piloni di cemento che reggono le coperture dei capannoni sono in piedi per miracolo ed è piuttosto probabile che si verifichino crolli, anche rilevanti. Una minuscola porzione del vecchio complesso, tuttavia, è ancora attiva: «La parte che si affaccia sulla strada principale del paese viene utilizzata come deposito di materiali edili e mezzi», conferma il sindaco. E dire che la vecchia Sipa potrebbe avere tanto da offrire, a partire dalla posizione strategica: al centro della Sardegna e a poche centinaia di metri dalla statale 131, l’arteria più importante dell’Isola. Qualità che non hanno impedito al vecchio complesso alla periferia di Tramatza di diventare uno tra i peggiori esempi di archeologia industriale della provincia.

Claudio Zoccheddu

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative