La Nuova Sardegna

Oristano

La Settimana Santa si divide in tre

di Maria Antonietta Cossu
La Settimana Santa si divide in tre

Nughedu, Bidonì e Sorradile condivideranno i riti delle giornate di Pasqua

03 marzo 2016
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NUGHEDU SANTA VITTORIA. Tre paesi, una sola comunità cristiana. Tra qualche anno questa prospettiva sarà la regola, ma per qualcuno il futuro è adesso. Padre Paolo Contini si considera il parroco di un territorio e non delle tre parrocchie che gli sono state affidate nel giro di un anno. Concezione che ha riversato nel progetto delle unità pastorali caldeggiato dall’arcivescovo della Diocesi di Oristano e che vedrà proprio Nughedu, Bidonì e Sorradile nel ruolo di apripista.

La visione unitaria dell’arcivescovo Ignazio Sanna è pienamente condivisa dal religioso francescano, che ha pensato di sperimentare nei tre centri del Barigadu una formula itinerante delle celebrazioni religiose. Il banco di prova sarà la Settimana Santa, organizzata in modo tale da consentire agli abitanti dei paesi contigui di assistere a tutti i riti evocativi della Passione e dell’Ascensione di Cristo che, per via della sovrapposizione e della durata delle funzioni, un solo sacerdote non potrebbe replicare in più parrocchie.

Le numerose celebrazioni che scandiscono il periodo pasquale verranno suddivise tra le chiese di San Giacomo, San Giovanni e San Sebastiano e gli spostamenti dei fedeli saranno agevolati con un servizio di bus navetta offerto dai Comuni. La novità sta riscuotendo già i primi consensi. «In genere si fa un po’ di fatica a far capire alle persone la necessità di cambiare, ma in questo caso c’è sinergia. Già in passato queste piccole realtà hanno dimostrato di avere una marcia in più di fronte alle novità e credo che questa sarà una Pasqua bella e partecipata», commenta padre Paolo paragonando il territorio a una sorta di laboratorio.

«In un’epoca caratterizzata da un numero sempre più basso di sacerdoti e da popolazioni in calo, c’è bisogno di riorganizzare le parrocchie e di ottimizzare le forze. È ovvio dunque che un parroco avrà la cura pastorale di un territorio e non si potrà più concepire la parrocchia come la s’intendeva un tempo».

Se l’iniziativa nasce anche da una questione di ordine pratico, la sua finalità è di alto profilo. «Sarà un fatto culturale positivo – spiega padre Paolo – servirà a far cambiare passo alla comunità cristiana». (mac)

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