La Nuova Sardegna

SENEGHE. Nelle culture più antiche, compresa quella sarda, il pane non era soltanto un alimento ma rappresentava qualcosa di molto più importante: un simbolo diverso da realizzarsi, in forme e con farine diverse a seconda dei momenti scanditi dai ritmi dell'anno e delle stagioni, il cui confezionamento nelle varie forme, dategli da mani sapienti, avveniva all'interno di un vero e proprio rito. Poi, con l'avvento dei tempi moderni, anche la tradizione del pane fatto in casa, pur resistendo ancora in molti paesi della Sardegna, Seneghe compreso, ha lasciato il posto a quello confezionato nei panifici industriali. Quella tradizione però, per fortuna, non si è persa del tutto. Nella scuola primaria seneghese, parte dell'istituto comprensivo di Santu Lussurgiu, diretto da Giuseppe Scarpa, grazie a un progetto definito: “Scuola aperta al territorio”, i bambini, affiancati dalle loro mamme e dalle loro nonne, nei giorni scorsi si sono cimentati nella preparazione di alcuni tipi di pane rituale, tipici del periodo pasquale. Così, dopo aver lavorato l'impasto sotto gli occhi delle loro nonne divenute “maestre” per l'occasione, hanno realizzato “Su pane de pramma” e “Su pane cun s'ou”. «Per noi – dice una delle nonne impegnate nel progetto – si è trattato di un ritorno indietro nel tempo, quando, bambine, guardavamo e imparavamo dalle nostre mamme come si faceva il pane. Nel periodo pasquale poi, nel forno a legna si cuocevano anche su pane de pramma e su pane cun 's'ou: quello era il nostro uovo di Pasqua». Ma i più felici di tutti sono stati sicuramente i bambini, che si sono impegnati moltissimo. «Il risultato – ha detto Maria Giovanna Meles, l'insegnante che ha curato il progetto – è stato ottimo. Un ringraziamento speciale alle nonne, gentilissime e collaborative, come le famiglie e l'intera comunità seneghese».

Piero Marongiu