La Nuova Sardegna

Oristano

L’Hospice e un ritardo di sei mesi

L’Hospice e un ritardo di sei mesi

La struttura per malati terminali non è ultimata. Ferme le pratiche per l’avvio

25 maggio 2016
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ORISTANO. Cinque mesi di ritardo. Il cantiere doveva essere concluso il 31 dicembre scorso e invece i lavori sono ancora in corso. La risposta è che mancano le rifiniture, ma intanto il ritardo inizia a farsi pesante e questo sta incidendo anche sul futuro della struttura. Per l’Hospice di via Michele Pira, solo quando i lavori saranno terminati, si potrà avviare la procedura di accreditamento che sbloccherà i finanziamenti. Prima non si può agire e sino ad allora la struttura non potrà essere funzionante e i malati continueranno a ricevere l’assistenza a casa o in luoghi non adeguati.

La Asl da sola infatti non ha i fondi per gestirla e deve affidarsi alla Regione, ma le procedure sono chiare e dicono che deve entrare in possesso dell’immobile. Solo così potrà davvero diventare operativa la casa che nasce in uno spazio comunale dietro il vecchio ospedale San Martino. Vi troveranno accoglienza i malati terminali e, con loro, i familiari che li devono assistere, evitando così ad entrambi i problemi non semplici di chi si trova ad affrontare un momento delicatissimo della propria esistenza.

L’idea era nata qualche anno fa quando il Comune si era aggiudicato un finanziamento da novecentomila euro provenienti dal Por Sardegna che poi la Regione ha rimpinguato con altri 250mila euro. Dalla Asl, l’amministrazione comunale aveva ottenuto a titolo gratuito l’area che, secondo gli accordi, tornerà nella disponibilità della stessa Azienda Sanitaria, nel momento in cui saranno conclusi i lavori. Questo scambio di favori si dovrebbe ultimare con la Asl che cederà al Comune la sua proprietà dello storico palazzo Paderi di piazza Eleonora.

Ma questo, al momento, è un problema secondario, perché quello vero è il ritardo dei lavori. La struttura, che deve offrire una serie di servizi sanitari che hanno come fine quello di alleviare le sofferenze e garantire una qualità della vita migliore ai pazienti – sei adulti e due bambini – che si trovano ad affrontare malattie terminali, ha un costo di gestione notevole. Una stima grossolana si attesta sui 900mila euro l’anno. Il prezzo comprende ovviamente la gestione dell’immobile, la cura dei pazienti, i servizi per i loro familiari e il costo del personale e di tutto il campionario medico indispensabile, ma la cifra è sicuramente al di fuori della portata del bilancio della Asl. Serve l’intervento della Regione, che però può farlo solo quando la Asl fa la richiesta di accreditamento che a sua volta non può avvenire prima del passaggio di consegne. (e.c.)

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