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ORISTANO

Abusi su tre nipotine, chiesti undici anni per il nonno paterno

Enrico Carta
Un'immagine simbolo di violenza su minori
Un'immagine simbolo di violenza su minori

E' accusato di averle violentate dal 1998 al 2012. Le molestie sarebbero iniziate quando avevano tre anni. Martedì la sentenza

16 luglio 2016
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ORISTANO. Storia di degrado, storia di giovani vite devastate per sempre. Verrebbe da sperare che ci si trovi di fronte a una calunnia, perché se la sentenza dovesse confermare la richiesta di condanna a undici anni sollecitata dal pubblico ministero Rossella Spano, si avrebbe una verità difficile da accettare anche per chi non è direttamente coinvolto nel caso giudiziario.

Di questo sono protagoniste tre sorelle, con il loro nonno paterno, all’interno di una situazione di degrado familiare e sociale ai confini della realtà. Succede che il nonno già anziano – chi non lascerebbe i propri figli con l’adorato nonno? – avrebbe scambiato le nipotine per oggetti del suo turpe desiderio. Secondo le accuse, la prima a subire gli abusi è la maggiore, poi seguono la sorella e infine la terza bambina. È la più piccola e ha appena tre anni, la stessa età che avevano le altre due sorelle nel momento in cui iniziano gli abusi.

I bambini non sempre hanno ricordi nitidi degli anni dell’infanzia, ma le tre sorelle, oggi adolescenti, ricordano bene cosa accadeva quando si trovavano da sole col loro nonno paterno. Forse perché quelle esperienze le hanno vissute ripetutamente e perché la violenza usata nei loro confronti sarebbe stata davvero esagerata, sempre che ci sia un limite entro il quale racchiudere il concetto di esagerato quando si parla di abusi sessuali e per di più nei confronti di bambini piccolissimi.

Una dopo l’altra, secondo le accuse del pubblico ministero, sarebbero state costrette a subire le violenze, obbligate a guardare prestazioni sessuali del loro nonno che non disdegnava anche di utilizzarle direttamente per soddisfare le proprie voglie. Tutto inizia nel 1998 ai danni della prima nipotina e prosegue sino al 2012. Sono quattordici anni, periodo in cui le giovani vite si formano e, in un caso come questo, possono schiantarsi contro qualcosa di mostruoso. Anche i gesti quotidiani più ovvii come andare a letto o farsi la doccia diventano parti dell’incubo, perché il nonno sarebbe stato sempre pronto ad aprire la porta di quelle stanze piene di paura e di silenzi andati avanti per tantissimo tempo.

Evidentemente bisogna crescere prima di trovare la forza di denunciare e questo accade non più di quattro anni fa, quando è il padre delle ragazzine ad accorgersi che è successo qualcosa che non doveva accadere. Litiga col proprio genitore e infine la madre delle sorelle prende la strada della procura. Intanto le ragazze parlano anche tra di loro e scoprono di aver avuto un cammino comune all’interno di questo inferno. Tra le testimonianze delle persone chiamate a deporre al processo che si celebra di fronte ai giudici Carla Altieri, Francesco Mameli ed Elisa Marras, ce ne sono alcune che potrebbero avere un peso determinante come quella del perito che ha esaminato l’attendibilità delle ragazze e di conseguenza delle loro deposizioni. È sulla scorta di questa perizia che è stata chiesta la condanna a undici anni, sostenuta anche dall’avvocato di parte civile Simona Atzori che ha sollecitato il pagamento di un risarcimento di 200mila euro a testa per ciascuna delle parti offese.

Sono ovviamente accuse pesantissime, mosse contro una persona che oggi ha più di ottant’anni e meritano tutta l’attenzione del caso. Infatti la sentenza arriverà martedì al termine delle repliche delle controparti. Intanto l’avvocato difensore Ettore Fenu ha presentato ai
giudici una versione completamente diversa dei fatti per cui è nato il processo. Tante contraddizioni e testimonianze inattendibili minerebbero infatti la verità e rischiano di trasformare in mostro un innocente. Due versioni diverse, una sola sarà quella giusta.

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