La Nuova Sardegna

Oristano

Sui campi di mais “bombardamento” con un piccolo drone

di Roberta Fois
Sui campi di mais “bombardamento” con un piccolo drone

Lotta biologica contro la piralide su 440 ettari di colture Il mezzo rilascia capsule con l’insetto antagonista

08 agosto 2016
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ARBOREA. La piralide, insieme ad altri lepidotteri, rappresenta una minaccia consolidata per i campi di mais.

Si insinua nelle pannocchie, le intacca, danneggia la quantità e la qualità del raccolto, in pratica è una vera calamità per i contadini. Adesso, per la prima volta in Sardegna, la controffensiva arriva dall'alto e in maniera naturale, con i droni, mezzi aerei di alta tecnologia che, già da diverso tempo, sta rivoluzionando il mondo dell'agricoltura diventandone un prezioso alleato.

Da qualche mese, infatti, si può scorgere il piccolo velivolo mentre sorvola le campagne di Arborea e combatte la sua battaglia biologica su circa 440 ettari, che rappresentano approssimativamente il 14 per cento della superficie totale dedicata alla coltivazione del mais.

«Il drone lancia delle piccole capsule di cellulosa contenenti un insetto chiamato trichogramma – spiega Adriano Zangirolami, rappresentante dell’azienda piemontese Agristore Srl di Carmagnola e promotore dell'iniziativa nell'isola – vengono lanciate circa cento palline per ettaro, ciascuna contenente più di duemila esemplari in varie fasi, dalle uova all'adulto, che andranno a combattere la piralide e gli altri parassiti e a prevenire la loro comparsa. I conti si faranno alla fine, ma per ora siamo molto positivi. Abbiamo messo la massima serietà, esperienza e professionalità nel progetto».

Sono circa ventisei le aziende che hanno deciso di rinunciare ai fitofarmaci e di scendere in campo con la lotta biologica e i robot volanti.

«Per il momento sono molto soddisfatto – spiega Paolo Pinos, consigliere della Cooperativa produttori di Arborea – stiamo credendo tanto in questa tecnica innovativa e in questo approccio all'agricoltura che permette di creare un equilibrio per il quale la natura sappia difendersi da sola. Prima perdevamo gran parte del raccolto a causa della piralide, adesso stiamo già avendo i primi risultati positivi. Questo tipo di tecnica si può usare anche in altri tipi di coltivazioni e speriamo, con il tempo, di poterlo fare».

Tra coloro che hanno optato per il drone, l’azienda Fabio De Vecchi: «Abbiamo scelto questo tipo di lotta principalmente per due motivi – spiega Daniele De Vecchi – rendere le nostre coltivazioni meno impattanti e di conseguenza tutelare la salute nostra e dell’ambiente. Momentaneamente sono interessati solo i terreni coltivati a mais, ma contiamo di iniziare anche con altre colture dove possibile».

A effettuare settimanalmente il controllo tecnico l'Agenzia Laore Sardegna e i professori di entomologia dell'Università degli studi di Sassari.

«Sono rimasto soddisfatto e sorpreso – spiega Antonio Scanu dell'Agenzia Laore Sardegna – ci sono già i primi risultati, abbiamo trovato delle ovature parassitizzate e la presenza dell'insetto è molto bassa. Questa lotta non va vista solo nell'ottica di un risultato immediato, se si persevera con questa metodologia saranno l'ambiente e la qualità dei prodotti a trarne vantaggio. Se si diffonde questa pratica, pian piano ci sarà bisogno di sempre meno lanci, il trichogramma potrebbe ripopolarsi e avremmo i nemici naturali della piralide già in casa".

«I primi lanci – prosegue Scanu – sono stati effettuati agli inizi di luglio. Ne vengono effettuati due per ogni campo a seconda di quando è stato seminato il mais, uno prima della spigatura e l'altro quando si forma la pannocchia. I prossimi saranno dopo ferragosto».

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