BONARCADO
La lingua sarda salvata dal digitale
di Piero Marongiu
In un convegno il problema della forma linguistica comune da usare
27 settembre 2016
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BONARCADO. Sarà la democrazia digitale a salvare la lingua sarda? Ai tempi di internet, sono sempre di più i sardi che, attraverso la creazione di gruppi i cui affiliati si relazionano scrivendo in sardo, ma il problema di quale forma linguistica usare è più che mai pressante e la soluzione è diventata un’esigenza da risolvere urgentemente. Il problema, secondo gli organizzatori della terza edizione “De sa limba sarda ufitziale” all’interno della Giornata europea delle lingue promossa dall’Unione Europea, è stato affrontato sabato e domenica scorsi davanti a diverse centinaia di persone dai relatori che hanno partecipato al convegno.
«L’obiettivo della festa – ha detto Giuseppe Corongiu, coordinatore del movimento Pro su sardu ufitziale – è denunciare un certo disinteresse da parte delle istituzioni regionali non attraverso sterili polemiche, ma presentando quanto di positivo gli attivisti, pur senza il sostegno politico della Regione, hanno fatto nell’ultimo anno per la lingua sarda». Secondo gli organizzatori dell’evento, sostenuto dall’amministrazione comunale e dall’associazione polifonica Su Condaghe, nonostante la classe dirigente sarda snobbi la lingua sarda, in atto ci sarebbe una vera e propria rivoluzione digitale partita dal basso.
Questo è dimostrato dal gran numero di pubblicazioni di opere tradotte in sardo, di autori non solo sardi. Insieme ai libri sono stati presentati il primo traduttore automatico italiano-sardo standard, il “Digital language Diversity Progect” un programma europeo nel quale è presente anche l’idioma isolano, la rivista digitale Limba Sarda 2.0 e l’insegnamento della scrittura in sardo ufficiale.
