La Nuova Sardegna

Oristano

Ad Ales c’ è uno scrigno ricco di tesori

Ad Ales c’ è uno scrigno ricco di tesori

All’ex seminario anche alcune delle più belle statue delle centinaia inventariate dalla diocesi

02 ottobre 2016
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ALES. Alcune delle più belle statue delle 630 inventariate dalla diocesi di Ales sono custodite nel Museo d'arte sacra di Ales, autentico scrigno dei beni storico-artistici della Chiesa alerese. Nei locali dell'ex seminario tridentino, a fianco alla cattedrale, si trovano, le opere più rilevanti del patrimonio culturale diocesano formato da 5893 beni storici e artistici, 514 beni librari e 123 edifici di culto. Numeri rilevanti in rapporto alle dimensioni di questa comunità di cattolici ( 57 parrocchie e quasi 100 mila abitanti), che nel suo territorio può vantare ben cinque musei parrocchiali, Santa Barbara (Villacidro), San Nicolò (Guspini), San Pietro (Tuili), San Giorgio (Baressa), San Bernardino (Mogoro), che si aggiungono a quelli privati e comunali di Masullas, Pau, Montevecchio, Zeppara e Museo Eliseo di Terralba.

Direttore del museo e responsabile diocesano dei beni culturali è monsignor Modesto Floris, uno scattante sacerdote di novantatrè anni, che tre volte la settimana si fionda da Pau, suo paese natale, ad Ales per seguire l'attività museale. Ma forse il vero fiore all'occhiello di questo prete che ogni giorno celebra la Messa per i suoi duecento fedeli di Zeppara è l'aver portato a termine l'inventario dei beni storico-artistici della diocesi. Ne sono stati censiti 5893. «Tutti catalogati e fotografati e riportati in un Dvd inviato al servizio centrale per i beni culturali della conferenza episcopale italiana. Anche alle singole parrocchie – dice monsignor Floris – abbiamo consegnato il dvd del proprio patrimonio culturale. Ora veramente conosciamo dimensione ed entità del “tesoro diocesano”. Tra i beni storico-artistici, solo 20 pezzi appartengono a questo secolo, la maggior parte statue costruite su ordinazione a Ortisei, in Alto Adige, ben 1528 risalgono al secolo scorso, 2071 al XIX, 1244 al Settecento, 741 al Seicento, 194 al Cinquecento. Il più antico reperto è un capitello corinzio del I secolo dopo Cristo.

Di queste quasi 6000 opere d'arte, tra cui anche 166 calici, 116 dipinti, 88 crocifissi, 83 altari e 82 reliquiari, le più importanti e preziose si trovano nel museo diocesano di Ales. «Una realizzazione – aggiunge don Modesto Floris – fortemente voluta da monsignor Antonino Orrù, nostro vescovo dal 1990 al 2004, che visitando le 57 parrocchie si rendeva conto dell'esistenza di un vasto patrimonio di rilevanza storica, gelosamente custodito negli armadi parrocchiali, ma spesso ignorato o dimenticato dalle stesse comunità. Il sogno è diventato realtà con monsignor Giovanni Dettori che ha inaugurato il museo nei piani secondo e terzo dei ristrutturati locali del seminario diocesano tridentino per raccontare la storia del cammino di fede della nostra Chiesa locale». Il prossimo obiettivo di don Modesto è turistico-pastorale: creare una rete museale diocesana, aperta ai visitatori italiani e stranieri.

Mario Girau

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