La Nuova Sardegna

Oristano

La Corte d’appello conferma: «Assassinato da una sola mano»

di Enrico Carta
La Corte d’appello conferma: «Assassinato da una sola mano»

Pompu, la sentenza di secondo grado per il delitto del commerciante Antonio Murranca Graziano Congiu colpevole dell’omicidio. I suoi due amici condannati per la distruzione del cadavere

10 dicembre 2016
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POMPU. Come in primo grado e non come voleva la procura. La mano assassina è una sola, gli altri due imputati escono dall’aula e sulle spalle hanno una condanna ma solo per distruzione di cadavere. Resta la Cassazione, ma la Corte d’Appello di Cagliari ha ieri messo un importante paletto sulla tragica vicenda dell’omicidio del commerciante ambulante Antonio Murranca. Il delitto del 24 settembre 2014 fu commesso solamente da Graziano Congiu, allevatore di 31 anni di Ruinas che ne dovrà ora passare 25 e mezzo dietro le sbarre. I suoi amici di Morgongiori e Pompu, Stefano Murru e Lorenzo Contu, condannati a cinque e a quattro anni e mezzo, secondo i giudici arrivarono solo in un secondo momento e parteciparono esclusivamente al macabro rituale con cui si cercò di nascondere l’omicidio e di cancellare le tracce del colpevole.

Quando Antonio Murranca era già morto, il suo assassino aiutato dagli altri due allevatori portò il cadavere nel boschetto di Bia Manna nelle campagne di Marrubiu. Lì gli diedero fuoco nella speranza di cancellare ogni traccia, ma qualche giorno dopo il furgone con il povero corpo della vittima fu ritrovato e a quel punto l’inchiesta arrivò alla svolta tanto attesa.

Le intercettazioni e i riscontri sulle celle telefoniche, secondo il pubblico ministero Paolo De Falco, portavano alla colpevolezza di tutti e tre gli imputati che a dicembre del 2014 furono arrestati con la doppia accusa di omicidio volontario e distruzione di cadavere. Con quei due capi d’imputazione sono finiti prima di fronte alla Corte d’Assise, quindi alla Corte d’assise d’appello che ieri mattina, dopo tre udienze, ha confermato le condanne decise in primo grado che, in parte smentiscono, proprio le tesi dell’accusa dando ragione invece agli avvocati difensori Michele Ibba e Carlo Figus.

Il delitto ha quindi un colpevole, quel Graziano Congiu che l’avvocato Angelo Battista Marras ha cercato in tutti i modi di collocare al di fuori della zona del delitto. Su di lui ricadrà gran parte del risarcimento danni che richiedevano i familiari della vittima, costituitisi parte civile attraverso l’avvocato Gianfranco Siuni. Così come in primo grado, anche i giudici d’appello hanno stabilito una provvisionale da 50mila euro per ciascun familiare, rinviando alla causa civile per stabilire l’entità totale del risarcimento.

Il caso non è chiuso, perché manca la Corte di Cassazione. Ad ogni modo restano in piedi tutti i misteri che nemmeno il processo è riuscito a chiarire. Non si conosce il luogo del delitto – si ipotizza sia stato l’ovile in cui Graziano Congiu aveva il suo bestiame –; non si sa come sia stato ucciso Antonio Murranca; non si sa perché sia stato ucciso sebbene si ipotizzi una rapina per poche decine di euro. Erano forse i soldi che il commerciante aveva guadagnato nei giorni precedenti quando era stato in Gallura per le solite vendite.

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