La Nuova Sardegna

Oristano

Nelle campagne imprese al femminile con fatica e sudore

di Michela Cuccu
Nelle campagne imprese al femminile con fatica e sudore

Terralba e Genuri, le storie di Piera Dessì e Diana Marras «Gli ostacoli peggiori? I tempi della burocrazia»

25 febbraio 2017
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TERRALBA. «All’inizio non era questo il nostro lavoro, ma quando è successo siamo andate avanti senza ripensamenti». Piera Dessì, 45 anni, di Terralba e Diana Marras, 60 anni, originaria di Genuri, hanno una storia che le accomuna: entrambe sono imprenditrici agricole. Lavorano in un settore che se in realtà vede crescere, seppure lentamente, l’imprenditoria femminile, è ancora molto legato ad una impostazione decisamente al maschile. Loro, Diana e Piera, quando raccontano la loro esperienza non hanno esitazione a confermare «che sì, è stato difficile e lo è ancora».

Ad esempio, Diana, confessa «Non avevo mai pensato di fare questo lavoro, un po’ mi ci sono trovata: io ero casalinga, mio marito, muratore». Quando però, a 35 anni, si trova improvvisamente vedova e con due bambini da crescere, è proprio nei campi che Diana, trova da lavorare. «All’inizio a ore, da dipendente, poi, piano piano, sono diventata proprietaria dell’azienda dove lavoravo», racconta «l’ho acquistata e adesso faccio di tutto perché vada avanti».

A Gonnosnò, Diana coltiva funghi, legumi di qualità e fiori. Di recente ha scelto di affrontare una nuova sfida: ha impiantato un mandorleto, appunto un tipo di coltivazione che in Sardegna era stato praticamente abbandonato perché non più redditizio. Diana, in vent’anni da imprenditrice agricola, ha maturato una buona conoscenza delle dinamiche del mercato e a confrontarsi con la concorrenza. «I prezzi, soprattutto all’ingrosso, non li facciamo certo noi piccoli produttori. Comandano le grosse imprese, spesso estere, così capita che siamo costretti a lavorare in perdita, Ma si va avanti lo stesso».

L’ostacolo più grande però non è la concorrenza o il calo dei consumi «con il quale dobbiamo fare i conti sempre, non a caso, da qualche anno facciamo vendita diretta nei mercati, altrimenti, non ce la farei», dice.

L’ostacolo maggiore, per Diana «è la burocrazia che rallenta tutto, si mette di traverso e non ci lascia lavorare. Per ottenere un finanziamento, per mandare avanti un progetto innovativo si possono attendere anche parecchi anni. E allora sei costretta ad anticipare. A me è accaduto con l’impianto fotovoltaico, indispensabile per la fungaia. Ci sono riuscita, ma con tanta fatica».

Fatica? «Per una donna che vuole gestire un’azienda agricola da sè è enorme – dice – ho dovuto faticare tanto per superare la diffidenza di chi, proprio in quanto donna, pensava che non ne capissi nulla o quasi. Mi è successo un po’ con tutti, anche con gli Enti, con impiegati e funzionari che sicuramente, avrebbero avuto un rapporto differente se fossi stato un uomo. Però non mi sono scoraggiata e sono andata avanti».

Piera Dessì una storia professionale solo per alcuni aspetti diversa. È titolare, in società con i fratelli, di un’azienda che a Terralba produce ortaggi e funghi.

«L’agricoltura è un lavoro duro, non solo fisicamente: ci vuole testa, altrimenti, è facile fare errori gravi», dice.

Anche lei è nel settore da parecchi anni ormai, dal 1999, quando, con i fratelli subentrò al padre, che era andato in pensione. Racconta che fino ai 29 anni «era tutto diverso». Dopo la scuola e la maturità, Piera lavora negli alberghi, da stagionale, soprattutto in Nord Italia. «Ad un certo punto però mi sono resa conto che era arrivato il momento di tornare a casa. L’ho fatto. Non mi pento, anche se all’inizio è stato complicato affrontare in prima personale le responsabilità dell’impresa. Anche se è un periodo difficile per il settore, la mia vita ormai è questa».

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