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Rischio idrogeologico il nodo resta la diga

Rischio idrogeologico il nodo resta la diga

BOSA. Aspettando il contratto di fiume e il collaudo della diga di Monte Crispu, non manca in riva al Temo il dibattito sulle opere di mitigazione dai rischi idraulico e idrogeologico. Molte idee...

24 marzo 2017
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BOSA. Aspettando il contratto di fiume e il collaudo della diga di Monte Crispu, non manca in riva al Temo il dibattito sulle opere di mitigazione dai rischi idraulico e idrogeologico.

Molte idee sono da concretizzare in un progetto definitivo per arginature, banchinamento, realizzazione di spallette sul lungotemo, dal costo complessivo di poco inferiore ai sei milioni di euro. Sul tema i punti di vista appaiono diversi, e non sempre concordanti, a sentire i commenti di amministratori e forze politiche. «Siamo l'unica amministrazione ad essersi attivata nei fatti per l'abbattimento dei vincoli Pai, che consentirebbe la ripresa dell'edilizia, e anche per una risoluzione dell’annoso problema diga. Prova della nostra azione politica tesa alla rinascita di questo territorio dopo un lungo periodo di inerzia», dichiara la vice sindaco Maura Cossu. Per il capogruppo di Per Bosa Piero Franco Casula «in passato dopo tante battaglie eravamo riusciti a far riconoscere la diga di Monte Crispu come esistente, prima non lo era. Anche con piogge importanti (tempi di ritorno 200 anni) passano dallo scarico di fondo (totalmente aperto, ndc) solo 600 metri cubi d’acqua. Che però si sommano ai circa 600 in arrivo dalla piena portata di due ruscelli a valle della struttura. Non consentendo quindi - aggiunge l’ex sindaco -, perché alla foce del Temo il deflusso massimo è di circa 900 metri cubi, l'abbattimento dei livelli di rischio e pericolo. Solo il collaudo della diga e la gestione degli scarichi, tenendo l’attraversamento in area urbana a non più di 600/700 metri cubi per volta, consentirebbe l’abbattimento dei vincoli. Con lavori per tempi di ritorno di 50 anni, anche collaudando la diga, non si ottiene alcuna riduzione».

Sulle opere di mitigazione non mancano quindi le perplessità, enunciate già nel corso della riunione in aula consiliare, del Psd’Az: ad esempio sulla soluzione delle paratie mobili di fronte alle Concerie. «Trovo importante ma estremamente riduttivo discutere solo di un muro e tralasciare il fatto che continuiamo a subire i vincoli. Creiamo con il contratto di fiume gli strumenti per mitigare in piccola parte il disagio, ma soprattutto Bosa ha necessità di riprendere a sognare e superare la situazione attuale», spiega il consigliere regionale PdS, Augusto Cherchi. Questi rilancia la proposta di un concorso internazionale di idee sullo sviluppo della città e del territorio. Dalle fila dell’Udc per un altro consigliere regionale, e di minoranza consiliare, arriva un impegno pratico. «Ho rilevato le criticità derivanti dal mancato dragaggio del Temo. Ritengo necessario rivendicare i fondi necessari per un'opera certamente indispensabile, a breve termine», annuncia Alfonso Marras.(al.fa.)

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