Doddore si “ribella” anche da morto
di Enrico Carta
Chiuso per via del decesso un processo a Meloni, ma il suo legale ricorrerà contro la dicitura “reo”
18 luglio 2017
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ORISTANO. La morte ora è certificata e anche per lo Stato italiano può dirsi chiuso uno dei tanti casi giudiziari che riguardano Doddore Meloni. Ieri mattina il giudice monocratico Enrica Marson ha dichiarato chiuso il processo che si celebrava in tribunale a Oristano.
Appena una settimana fa, quando l’indipendentista di Terralba era già morto in seguito al lunghissimo sciopero della fame, lo stesso giudice non aveva potuto pronunciare la formula che chiudeva il processo per la morte dell’imputato. Mancava infatti il certificato di morte avvenuta e nonostante fosse fatto di pubblico dominio che Doddore Meloni fosse deceduto, la giustizia ha bisogno comunque di documentazione certa.
Il certificato è stato quindi acquisito ad appena una settimana di distanza e il processo si è chiuso con la formula prevista di «non doversi procedere per morte del reo». Proprio quest’ultima parola aveva suscitato la contrarietà dell’avvocato difensore Cristina Puddu che aveva chiesto invece che venisse sostitutuita la parola «reo» con quella «imputato», dal momento che nessuno può essere ritenuto colpevole sino all’ultimo grado di giudizio. Si prepara quindi un ricorso contro l’ordinanza appena emessa.
Appena una settimana fa, quando l’indipendentista di Terralba era già morto in seguito al lunghissimo sciopero della fame, lo stesso giudice non aveva potuto pronunciare la formula che chiudeva il processo per la morte dell’imputato. Mancava infatti il certificato di morte avvenuta e nonostante fosse fatto di pubblico dominio che Doddore Meloni fosse deceduto, la giustizia ha bisogno comunque di documentazione certa.
Il certificato è stato quindi acquisito ad appena una settimana di distanza e il processo si è chiuso con la formula prevista di «non doversi procedere per morte del reo». Proprio quest’ultima parola aveva suscitato la contrarietà dell’avvocato difensore Cristina Puddu che aveva chiesto invece che venisse sostitutuita la parola «reo» con quella «imputato», dal momento che nessuno può essere ritenuto colpevole sino all’ultimo grado di giudizio. Si prepara quindi un ricorso contro l’ordinanza appena emessa.