La Nuova Sardegna

Oristano

Camera di commercio, ora è bufera

di Simonetta Selloni
Camera di commercio, ora è bufera

Oristano e Cagliari: pronti a fare le barricate per andare insieme. Lettera al ministro Calenda, esplode il caso Nuoro

22 luglio 2017
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ORISTANO. Accorpamento delle Camere di commercio, ora è bufera. Con Oristano che, attraverso il suo presidente Nando Faedda, nel ricordare le tappe di un processo condiviso per l’accorpamento con Cagliari e già avviato già dal 2015 annuncia: “Faremo le barricate per difendere questo nostro progetto”. Nel momento in cui la riorganizzazione nazionale degli enti camerali, destinati a passare da 105 a 60, è all’esame del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, i presidenti delle Camere di Oristano e di Cagliari Maurizio De Pascale, confermano la volontà di costituire insieme un nuovo Ente camerale che scaturisca dall’accorpamento dei due esistenti. Non solo: sono pronti a dare battaglia se dovessero emergere soluzioni alternative nell’ambito della riorganizzazione del sistema camerale italiano e per dare maggiore forza alla loro protesta hanno anche scritto al ministro Calenda. Sulla questione infatti incombe la possibilità che la Camera di commercio di Nuoro possa mantenere l’autonomia in virtù di una deroga per i territori svantaggiati. Il rischio concreto che ne deriverebbe, è il prefigurarsi di inediti scenari come l’aggregazione delle Camera di commercio di Cagliari, Oristano e Sassari (160 mila imprese contro le 30 mila imprese della Camera nuorese), o un accorpamento della Camera di commercio di Sassari con quella di Oristano. Queste ipotesi vengono fermamente respinte da Oristano e Cagliari, che nella lettera al ministro Calenda, senza mai nominarlo, fanno esplicito riferimento al caso Nuoro: «Le esprimiamo la nostra fortissima preoccupazione – scrivono i due presidenti – che altri interessi, esterni alle nostre due Camere, forse attenti solo a proprie specifiche realtà piuttosto che alla razionalizzazione complessiva e all’ammodernamento del sistema camerale e ad una naturale nuova definizione dei territori di competenza, possano determinare scelte diverse da quelle da noi deliberate, assunte per il bene, la razionalità economica e geografica e lo sviluppo dell’economia».

Una bomba esplosa ieri mattina, con la conferenza stampa convocata ieri da de Pascale e da Faedda. E che ha provocato due reazioni: la prima, da parte del presidente della Camera di commercio di Nuoro Agostino Cicalò. «La Camera di commercio conferma la volontà del mantenimento della propria autonomia, non solo perché questo status è consentito dalla normativa, come nel caso di Sondrio, ma anche e soprattutto perché, è fra le prime Camere di commercio in Italia per efficienza di gestione nel rapporto ricavi costi (6^ in Italia, dopo Brescia, Napoli, Bergamo, Monza e Brianza e Milano)», ha scritto Cicalò, richiamando la normativa che prevede la possibilità di mantenere le camere di commercio, anche se aventi meno di 75.000 imprese e unità locali iscritte o annotate nel Registro delle Imprese, «nei territori montani delle regioni insulari privi di adeguate infrastrutture e collegamenti pubblici stradali e ferroviari, nei soli casi di comprovata rispondenza a criteri di efficienza e di equilibrio economico, e la Camera di commercio di Nuoro soddisfa tutte queste condizioni».

Mentre la Camera di commercio di Sassari si attesta per ora in poisizoni di attesa, alla richiesta del presidente di Cagliari de Pascale, «Una volta tanto la politica si tenga fuori», ha fatto da eco un intervento del consigliere regionale del nuorese Luigi Crisponi (Riformatori): «Sapevamo come nuoresi di avere nemici a Cagliari. Conoscevamo anche le tante trappole degli alfieri del cagliaricentrismo che con tante rimasticate scuse stanno facendo della Sardegna un piano inclinato dove tutto, scivola inesorabilmente verso il Sud e verso Cagliari in particolare. Non sapevamo che anche il mondo delle imprese cagliaritane non ami Nuoro e i territori di riferimento. La riprova arriva dalla Camera di commercio del capoluogo pronta a fare un sol boccone di quella oristanese e che algidamente contesta il tentativo di Nuoro di mantenere l'autonomia del proprio ente». L’asticella dello scontro, innegabilmente, si alza sul livello politico.

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