Diportisti, rivolta contro i vincoli
di Piero Marongiu
Contestati i limiti introdotti dal ministero nell’Area marina protetta Sinis-Mal di Ventre
06 agosto 2017
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CABRAS. Troppi limiti e troppi vincoli nell’area marina protetta, che limitano l’attività diportistica e la pesca sportiva. Il regolamento di esecuzione ed organizzazione dell’Area marina protetta, approvato con decreto ministeriale nell’aprile scorso e il conseguente disciplinare integrativo, approvato dalla giunta comunale, che stabilisce i corrispettivi e il quadro delle sanzioni amministrative pecuniarie, non piace alle associazioni Adina, Lega Navale, Circolo Nautico, Il Gabbiano e la società Marine Oristanesi.
In una lettera viene contestata la normativa introdotta, ritenendola non in linea con le proposte dall’ente gestore (il Comune di Cabras), elaborate dopo gli incontri tenuti con i rappresentanti del territorio interessato (che sono espressione del mondo dell’economia e del lavoro, delle associazioni ambientaliste, sportive e ricreative)
. Per cercare di risolvere le problematiche create alla nautica da diporto, allo sviluppo del turismo e all’economia locale, dal regolamento e dal disciplinare, le associazioni chiedono un incontro urgente con i sindaci di Oristano e Cabras per cercare di avviare un confronto con il ministero competente, al quale partecipino anche le rappresentanze sindacali e le forze economiche e sociali del territorio.
Le associazioni bocciano le normative perché fatte «in fotocopia per tutte le aree marine italiane» e perché non terrebbero in alcun conto le peculiarità dell’Amp Penisola del Sinis isola di Mal di Ventre, della sua estensione e lontananza del perimetro dalla costa, né delle caratteristiche del territorio normato.
«Quel regolamento - denunciano le associazioni -, contiene alcune incomprensibili prescrizioni che limitano pesantemente la navigazione lungo la costa occidentale della Sardegna, ivi compresa l’inspiegabile differenziazione del sistema delle restrizioni e delle autorizzazioni che distingue i natanti dalle imbarcazioni da diporto, una prescrizione che non corrisponde a una reale differenza di impatto ambientale».
Un regolamento nebuloso, che non aiuterebbe a districarsi all’interno delle prescrizioni: «I requisiti indicati non sono previsti da alcuna norma che disciplina la nautica da diporto e la costruzione delle imbarcazioni a essa destinate, contradditori rispetto ad altre norme e, quindi, inapplicabili. Ma soprattutto il contenuto è stato ritenuto da tutti molto restrittivo e penalizzante per lo sviluppo socio–economico del territorio».
Le associazioni si dicono convinte che l’Area marina potrà continuare a esistere solo se sarà costruita con la gente e per la gente, e non contro le popolazioni locali. In quest’ottica chiederanno specifici incontri alle istituzioni locali (Comune di Cabras, Oristano e Provincia), ai sindacati, alle associazioni economiche e sociali e alle forze politiche del territorio.
In una lettera viene contestata la normativa introdotta, ritenendola non in linea con le proposte dall’ente gestore (il Comune di Cabras), elaborate dopo gli incontri tenuti con i rappresentanti del territorio interessato (che sono espressione del mondo dell’economia e del lavoro, delle associazioni ambientaliste, sportive e ricreative)
. Per cercare di risolvere le problematiche create alla nautica da diporto, allo sviluppo del turismo e all’economia locale, dal regolamento e dal disciplinare, le associazioni chiedono un incontro urgente con i sindaci di Oristano e Cabras per cercare di avviare un confronto con il ministero competente, al quale partecipino anche le rappresentanze sindacali e le forze economiche e sociali del territorio.
Le associazioni bocciano le normative perché fatte «in fotocopia per tutte le aree marine italiane» e perché non terrebbero in alcun conto le peculiarità dell’Amp Penisola del Sinis isola di Mal di Ventre, della sua estensione e lontananza del perimetro dalla costa, né delle caratteristiche del territorio normato.
«Quel regolamento - denunciano le associazioni -, contiene alcune incomprensibili prescrizioni che limitano pesantemente la navigazione lungo la costa occidentale della Sardegna, ivi compresa l’inspiegabile differenziazione del sistema delle restrizioni e delle autorizzazioni che distingue i natanti dalle imbarcazioni da diporto, una prescrizione che non corrisponde a una reale differenza di impatto ambientale».
Un regolamento nebuloso, che non aiuterebbe a districarsi all’interno delle prescrizioni: «I requisiti indicati non sono previsti da alcuna norma che disciplina la nautica da diporto e la costruzione delle imbarcazioni a essa destinate, contradditori rispetto ad altre norme e, quindi, inapplicabili. Ma soprattutto il contenuto è stato ritenuto da tutti molto restrittivo e penalizzante per lo sviluppo socio–economico del territorio».
Le associazioni si dicono convinte che l’Area marina potrà continuare a esistere solo se sarà costruita con la gente e per la gente, e non contro le popolazioni locali. In quest’ottica chiederanno specifici incontri alle istituzioni locali (Comune di Cabras, Oristano e Provincia), ai sindacati, alle associazioni economiche e sociali e alle forze politiche del territorio.