La Nuova Sardegna

Oristano

Migranti, scambio di accuse tra coop

di Michela Cuccu
Migranti, scambio di accuse tra coop

Il presidente della Bianoa di Samugheo contro il sistema di accoglienza: «Utilizzano i migranti per lavoro irregolare»

10 settembre 2017
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SAMUGHEO. «Nelle strutture di prima accoglienza si utilizzano i migranti per farli lavorare in nero». La denuncia, pesantissima, è di Antonio Cocco, presidente della cooperativa agricola sociale Bianoa di Samugheo che si è rivolto al capo del Governo Paolo Gentiloni e al ministro degli Interni, Marco Minniti. «Da mesi attendo di essere ricevuto dal Prefetto di Oristano – spiega Cocco – fino ad ora senza ottener risposta. Ma se le cose continueranno con questa piega, rischiamo una emergenza sociale difficile da governare».

Il lavoro nero, quello senza assunzione regolare, avverrebbe, secondo Antonio Cocco, all’interno di aziende che si occupano di accoglienza di primo livello dei migranti. «Lo sfruttamento dei giovani migranti ospiti nelle strutture di prima accoglienza della provincia di Oristano è stata ufficializzata, nel gennaio 2017 con la presentazione nei quotidiani locali del progetto Rete Terra Madre in Sardegna – si legge nella lettera inviata anche al Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, al presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru e dell’Anci Sardegna, Emiliano Deina – per realizzare con gli immigrati piccole realtà produttive: micro aziende nel settore agroalimentare e artigianale che altro non sono che le aziende agricole degli agriturismo in cui viene data loro accoglienza come Centri di accoglienza straordinaria Cas».

Cocco non esita a definire il sistema messo in piadi come un «business al cubo, con lavoratori a costo zero, 1050 euro al mese cadauno di contributo statale e immunità su atti amministrativi e gestionali illeciti». Ma rincara anche la dose: «Capisco il senso della famosa telefonata di Salvatore Buzzi (il principale imputato nel processo scaturito dall’inchiesta Mafia Capitale, ndc) “tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”».

Cocco, sul lavoro nero nei Cas, aggiunge: «Ci sono state denunce inviate alla Prefettura di Oristano, senza che tali pratiche illecite siano state interrotte».

Insomma, accuse pesantissime alle quali, però, Antonello Comina, coordinatore di Terra Madre Sardegna, replica con fermezza. «Nelle nostre aziende non c’è lavoro nero. Al contrario: ci sono casi di alcuni migranti che sono stati regolarmente assunti», dice.

Comina spiega il funzionamento del meccanismo: «Noi facciamo un’altra cosa: coinvolgiamo, in forma volontaria, alcuni ospiti delle strutture di accoglienza, in programmi di formazione. Non è lavoro nero. La conferma arriva dal fatto che il nostro progetto, nato dall’esigenza di dare un senso alle giornate, altrimenti completamente vuote, dei migranti nei centri, è diventato un Bando regionale che invita i Comuni a partecipare».

Antonio Cocco ha però un’idea diversa su come affrontare il problema: «Il nostro è un progetto alternativo per l’integrazione dei migranti che, esaurito il periodo di permanenza nei centri di prima accoglienza o ottenuto il riconoscimento della richiesta d’asilo, altrimenti finirebbero per strada. Anche se il Prefetto non ci ha ancora ricevuti, non siamo stati fermi: abbiamo accolto tre giovani nigeriani in una casa della cooperativa a Neoneli, e che oggi, si mantengono con il loro lavoro nei campi, senza costi per la società, nel senso che nessuno ci sta finanziando».

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